Regia di Matteo Botrugno, Daniele Coluccini vedi scheda film
Una periferia soffocante fatta di cemento, di degrado e sullo sfondo il palazzo alveare del Corviale, un kilometro e mezzo di ecomostro bioincompatibile , terra di nessuno, quasi un'astronave caduta sulla terra.
In questa Roma aliena a qualsiasi forma di umanizzazione si intrecciano le storie di vari personaggi che hanno la caratteristica comune di coltivare sogni che si infrangeranno sullo scoglio durissimo della realtà.
Marco dopo cinque anni di galera torna a casa, si fa per dire, cerca di non tornare alla vecchia vita ma sarà costretto per necessità a spacciare droga su una panchina del parco, lasciandosi uccidere ogni giorno, tre amici in cerca di emozioni gettano le loro squallide esistenze aspirando ad uscire da quel vortice di noia e disperazione che li attanaglia, Sonia lavora in un bar per rendersi indipendente, bada alla nonna e studia all'università per uscire dalle sabbie mobili della borgata.
Le loro esistenze si intrecceranno presto nel peggiore dei modi.
I registi esordienti Coluccini e Botrugno intraprendono la strada del film verità, quel modo di fare cinema che prende spunto dalla realtà per riprodurla punto per punto.
Si distinguono però per notevole pulizia stilistica, per una cura maniacale dell'inquadratura e per l'uso dissonante che fanno delle musiche di Vivaldi per accompagnare le vite sull'orlo della perdizione che vengono così efficacemente raccontate nella pellicola.
Questo film sarebbe piaciuto molto a Pasolini, racconta gli "Accattoni" del nuovo millennio che vivono sotto il cielo stellato della città eterna.
La violenza è generata dalla sorda disperazione, cifra esistenziale di questa gioventù che butta via il proprio tempo in un quartiere nato morto e che continua a morire ogni giorno.
Come dice Marco,espletare le normali funzioni fisiologiche, mangiare, bere e respirare non vuol dire automaticamente che si è vivi.
Et in terra pax è la testimonianza che il cinema italiano è vivo e vegeto,nonostante i sempiterni problemi di budget.
Ma forse mettere questi panni sporchi in pubblico piacerà poco a chi non si è mai interessato del degrado sociale di una periferia opprimente, soffocante e disumanizzante.
Il Corviale è un pianeta a parte in cui non devono entrare le "guardie" ,in cui non interessa l'individuo ma solo la perpetuazione dei loschi traffici che sotterraneamente(ma neanche tanto) ne costituiscono il tessuto sociale.
Et in terra pax racconta senza ipocrisie questo non luogo fisico che diventa dimensione esistenziale.
E da un tale humus non può che autogenerarsi violenza.
regia di grande pregio
regia di grande pregio
efficace
direi brava
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