Regia di Clint Eastwood vedi scheda film
Deludente, lo riconosco. L'unica delle tre storie che funziona è quella del bambino e di suo fratello, resa discretamente e con il giusto grado di commozione e partecipazione. Le altre due, purtroppo, non sono ugualmente efficaci e lasciano (quasi) del tutto indifferenti al loro svolgimento, risultando private di una qualsivoglia empatia emotiva o interesse per quanto accade ai protagonisti (ai minimi termini, davvero). E questo non può non essere ritenuto un grave difetto per un film di tale genere, in cui il ritmo complessivo è necessariamente abbastanza lento e dunque sarebbe necessario trovare i giusti espedienti (una buona caratterizzazione dei personaggi, soprattutto, così da essere in grado di sostenere già da soli il racconto) per mantenere vivo l'interesse e il coinvolgimento.
Qui manca tutto ciò, con l'aggravante di una prova degli attori (adulti) non proprio quel che si dice eccezionale e convincente. Finirà presto nel dimenticatoio, senza rimpianto alcuno.
Ad essere distanti non sono i tre intrecci fra loro ma gli spettatori, ben lontani dal sentire proprie le tematiche affrontate, per come sono maldestramente gestite. Tutto rimane freddo, grigio e inerte. Degno di nota soltanto il piccolo Marcus e la sua storia.
Sarebbe da riscrivere l'intera narrazione delle vicende legate a George e Marie, affinché possano restare nel cuore come la terza. Il film ne avrebbe tratto un considerevole giovamento, a mio avviso.
Fuori forma, decisamente. Sorvoliamo su questo capitolo, difficilmente annoverabile come pregio nella sua lunga carriera. I suoi capolavori sono ben altri.
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