Regia di Clint Eastwood vedi scheda film
Salutato con molte bocche storte al festival di Toronto,mentre qui da noi la stampa di settore gli ha rivolto in sostanza grandi plausi,l'ultimo film di Clint Eastwood ha suscitato interesse,buona risposta da parte del pubblico nei primi giorni di programmazione ed articoli a iosa sulla pretesa "svolta spiritualista" del cineasta americano. Per la verità,più che una riflessione sulla Morte,questo lungometraggio appare più un interrogarsi sulla Sorte:che in visione laica si riveste di casualità fortunate o meno,in un'ottica da credente attribuisce importanza a simboli o circostanze che cambiano le prospettive ed il destino delle persone. Perchè un cappello che cade e ritarda un ragazzino che perde un metrò,il quale esploderà dopo pochi minuti, a quelli che la vedono nel primo modo sopra indicato sembrerà un gran colpo di fortuna,ai secondi un segnale dal cielo,una "mano di Dio" che ha impedito una tragica sorte al bimbo.La forza di Eastwood è nel non voler fornire risposte definitive,e l'aver adottato un tono distaccato per parlare di tematiche profonde ma troppo portate ad interpretazioni personalissime,a seconda appunto di chi guarda, a rischio,in alcuni passaggi,di apparire anche troppo freddo. Non è tra le vette del cinema eastwoodiano,"Hereafter",va detto,ed a tratti emerge una sensazione di lavoro su commissione,o non così personale come le opere dell'ultima fase della carriera dell'attore-regista californiano:tanto vale,però,sottolineare pure certi tocchi delicati come il finale,che evita le scene madri,ma porta a compimento un disegno forse ultraterreno,forse semplicemente fortuito,che unisce le tre storie narrate dallo script,in uno scioglimento che ha dello speranzoso,e che riunisce od unisce esseri umani spersi nelle loro domande,con alle spalle esperienze dolorose. Un buon film,sopra la media di tanto cinema mainstream,anche se forse il vecchio Clint negli ultimi vent'anni ci ha abituato male:eppure è risaputo che non si può offrire un capolavoro ogni volta che un regista realizza un film,e poi con la prolificità di registi come lui o Allen,è proprio impossibile.
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