Regia di Clint Eastwood vedi scheda film
Se qualcuno mi chiedesse che cosa è per me Hereafter non saprei rispondere subito.Dovrei come minimo raccogliere le idee.Questo perchè l'ultimo film di Eastwood pone tutta una serie di interrogativi ai quali non è così semplice rispondere.Grossolonamente potrei dire che questa pellicola è il frutto della mente di un agnostico ottantenne(ma in realtà il film non è scritto da lui ma da Peter Morgan anche se si suppone che il vecchio Clint sposi in pieno le tesi dello script) che si incomincia a interrogare su che cosa c'è dopo.E la sua apparizione a poca distanza a quello che è stato l'epitaffio della sua carriera d'attore,Gran Torino ,rappresenta materiale idoneo per riflessioni supplementari.In realtà il film di Eastwood non è solo questo:è un film su quella sottile linea candida,impalpabile che divide l'here dal there il before dall'after .L'aldilà che nelle lovely bones jacksoniane è un limbo color pastello qui diventa qualcosa di indeterminato,dai contorni appositamente sfumati,tutto in controluce in modo che non è possibile mettere a fuoco ciò che si vede.E'un'altra dimensione spirituale, un modo diverso di esistere.E coloro che hanno loro malgrado vissuto esperienze di premorienza ne hanno avuto solo un'impressione parziale,fallace.Eastwood si chiede cosa ci sia oltre ma non deborda nel misticismo d'accatto,è sempre quieto come all'interno di un confortevole amnios,punto di osservazione privilegiato e ci dice la sua riguardo all'argomento.La morte incombe su questo film come incombeva su Mystic River o in quella stupenda ballata sudista che era Mezzanotte nel giardino del bene e del male.Ma qui il punto di vista è plurimo,le varie vicende umane vanno a formare un puzzle(in verità non così complicato) che si ricompone nel finale.E si parla di solitudine,di dolore che lacera da dentro,di elaborazione del lutto,del clima rovente dovuto agli attentati terroristici.I vari personaggi portano all'interno del film tutto il loro dolore pregresso,sia esso frutto di esperienze violente(lo tsunami per la giornalista/scrittrice Marie che vive un temporaneo trapasso,la perdita del fratello gemello per Marcus),sia diretta conseguenza del dolore altrui di cui ci si fa carico(George con il suo shining sensitivo percepisce le morti e le voci dei cari delle pesone a cui stringe le mani).E ripercorrendo le traiettorie curve dei primi film di Inarritu,la vicenda da trina si fa una.E ognuno trova la propria serenità per continuare a vivere non sentendosi schiacciato dal peso del'attesa per quello che c'è dopo.Soprattutto ognuno riesce a trovare un antidoto(nel caso di George e Marie forse è addirittura troppa grazia sfociando quasi nel fiabesco) alla solitudine che fino ad ora li ha attanagliati.Dal punto di vista stilistico sorprende lo tsunami dei primi minuti,un grido in digitale strozzato in gola,mentre il resto del film è un ripercorrere il classico Eastwood/style:un susseguirsi di sequenze fluide e armoniose nella loro musicalità,senza inutili accelerazioni in fase di montaggio,lasciando tutta la responsabilità alla spontaneità degli attori colti nelle loro sfumature con una cinepresa che riesce a frugare nelle loro emozioni:stupisce la Howard con i suoi occhi di gatta che intristiscono,stupisce Damon lontano dal modello all american boy tutto palestra e torta di mele ,ma uomo prostrato,quasi incurvato dai dubbi e dalla coscienza.Pur se prodotto da Spielberg questa pellicola ha poco di hollywoodiano eccetto forse per il gusto dolciastro di alcune parti.Ed è probabilmente per questo che gli incassi americani sono stati molto fiacchi.Hereafter è un film che non fornisce risposte su quello che c'è dopo:il vecchio Clint se ha queste benedette risposte se le tiene per sè.E un pò forse ridacchia di noi....
il suo stile è ormai consolidato
prova convincente
brava e anche molto bella
piccola parte
non male
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