Regia di Clint Eastwood vedi scheda film
L'aldilà non concede sinapsi con la nostra dimensione, eppure è sufficiente una toccata e fuga dal trapasso a stravolgere il veto ed instaurare ponti con il Regno Celeste. Un dono, direbbero alcuni; una condanna, secondo altri. Clint ha i piedi ben saldi a terra ma la sua curiosità è rivolta oltre l'empirismo, all'argine oltretomba. Passeggia lungo la soglia della razionalità illuminandone il suolo con la torcia della ragione: un passo più in fondo c'è la metafisica, ma alla voglia di sconfinare si contrappone una stoica e vincente umiltà, che ammette i propri limiti rassegandosi a non poter conoscere l'ignoto. Qualche istante color bianco paradiso macchiato da ombre nebulose sono gli unici scorci di eternità concessi da Hereafter, la più giudiziosa fra le creature eastwoodiane, opera capace di circoscrivere la potenza visiva del cinema nei confini cognitivi dell'uomo e interrogarsi sul Dopo con ciò che trova a disposizione sulla Terra. Tirare avanti restando sordi ai richiami che giungono da lassù può essere insostenibile, ma le risposte ai veri bisogni stanno tutte ad altezza individuo, in questo mondo. Un aiuto a trovarle è sempre concesso dal fato, qui manifesto in tutte le sue gradazioni: dalla spietatezza decretante i destini alla bontà che conduce anime vacanti all'incontro che vale una vita. George, Marcus e Marie: una delle tante trecce umane di Dio Destino, estratta da un telaio globale sterminato e irriproducibile. Pregiatissimo film di cotanto cineasta, ad ottant'anni suonati ancora capace di sbalordire annettendo nuovi sentieri di ricerca all'itinerario della sua mirabolante carriera.
lucidissima e amara
ancora grazie
buona prova
parte piccola e preziosa. Molto brava.
particina senza troppe pretese
nulla di speciale
comparsata
molto brava
ininfluente ma simpatico
se la cava bene
ingiudicabile
il tempo di apparire
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