Regia di Michele Placido vedi scheda film
Michele Placido dopo le retoriche dietrologie sessantottine viste nel "Grande sogno" ha avuto finalmente il coraggio di spingersi oltre la comune morale e sopratutto contro le sterili polemiche di un certo tipo di stampa, e lo fa in una maniera assolutamente strabordante e lucidissima,con un puro e crudo "noir" all'italiana in stile anni 70 che narra in un modo controverso la vicenda umana di un criminale che insaguino' l'Italia della fine anni 70:Renato Vallanzasca, il prototipo del bandito regale di altri tempi ,e cioè la sua scelta di stare dalla parte dei cattivi non fa parte di una matrice ideologica ne tantomeno per una pura lotta di sopravvivenza, ma fa parte di una sorta di "talento innato" "C'e' chi nasce scienziato,chi nasce Madre Teresa,io sono nato bandito",e' la frase che riassume in un colpo la filosofia di un personaggio che nonostante tutto e' stato l'idolo delle donne,ed incarnava perfettamente "Le phisique du role" del bandito fascinoso,intrigante e maledetto di quelli che riempiono le prime pagine dei giornali perche' hanno una sorta di aura e carisma che attira le masse,con questo non si vuole reificare un'uomo dal fascino comunque sinistro e i cui misfatti hanno distrutto intere famiglie,ma le cose stanno cosi',Vallanzasca e' uomo che non e' sceso a compromessi seguendo un suo personale "codice d'onore",pagando cosi' ancora oggi per i suoi crimini.Kim Rossi Stuart e' entrato letteralmente anima e corpo in questo controverso personaggio in una recitazione da metodo stanislavskij di quelle che lasciano il segno,l'attore romano non interpreta Vallanzasca, ma e' Vallanzasca,il film e' curato in tutto,nella struttura narrativa,nella vigorosa regia, e anche nella cura degli ambienti,delle scenografie e dei costumi che rievocano perfettamente anche un certo clima da anni di piombo,Vallanzasca e' un film realistisco,che racconta le cose cosi' come stanno,senza cadere in ruffianerie varie e senza strizzare l'occhio ai compromessi o gli stereotipi,e' un film che o si ama o si odia non ci sono vie di mezzo.La Milano post sessantottina delle bische clandestine e dei neobanditi che si avviano ad una sanguinosa escalation criminale e' fascinosa quanto maledetta,ma tutto e' al punto giusto.Vorrei menzionare l'ottimo Francesco Scianna bravissimo nei panni del boss milanese Turatello,ed infine un Filippo Timi magnificamente sopra le righe. Vorrei aggiungere comunque una mia "amara" riflessione sul perche' film di questo tipo,di un grosso spessore e con un'ottima narrativa vengono letteralmente sacrificati sull'altare per commediole banali e volgari,dopotutto anche una vicenda di cronaca come questa per quanto dolorosa e sanguinosa che sia, fa parte della nostra storia e lo scopo del cinema e' anche quello di "filtrare" la realta' con la massima liberta' artistica ed intelettuale, per far conoscere un certo spaccato del nostro paese sopratutto alle nuove generazioni, non si possono chiudere sempre gli occhi fingendo che il male sia qualcosa di distante e sconosciuto a noi,bisogna comunque accettarlo cosi' com'e'..sapendo che fa parte di tutti noi..in paesi come Francia o Stati Uniti un film del genere sarebbe stato osannato...in Italia invece....si preferisce o il cinepanettone o Checco Zalone(con rispetto parlando)
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