Regia di Michele Placido vedi scheda film
La differenza fra Vallanzasca e Berlusconi? Che Vallanzasca l'hanno beccato. E lui in carcere ci è andato. Non è difficile intuire le ragioni per cui il Presidente del consiglio italiano e i suoi sgherri (portavoce, alleati politici, fantocci di vario tipo) all'uscita di questa pellicola si siano letteralmente scagliati contro Placido tirando in ballo un'incomprensibile polemica sull'apologia del delinquente. Perchè il Vallanzasca in carne e ossa è pur sempre il 'bel Renè', criminale efferato e adorato dalle donne negli anni '70, uno dei personaggi più affascinanti della storia della malavita in Italia; perchè mai allora un film sulla sua vita dovrebbe presentarlo diversamente da così? Chiaramente a nessuno spettatore sano di mente (si sottolineano le ultime tre parole, che sono d'altronde le stesse che distinguono l'essere umano dal sostenitore berlusconiano) verrebbe in mente di emulare uno squilibrato pluriomicida: Kim Rossi Stuart è bravissimo, il suo personaggio è scritto davvero bene e prende spunto da un bandito, come si è detto, dotato di grande charme; eppure risulta difficile immedesimarsi in Vallanzasca, simpatizzare o soltanto sentirsi vicini a lui. E' evidente che nessuno si potrebbe sentire danneggiato da un film simile: a nessuno piace ricevere in dono 290 anni di carcere. O forse potrebbe infastidire proprio qualcuno che teme una condanna simile. Al di là di queste considerazioni (necessarie) sul contesto sociopolitico in cui Vallanzasca, gli angeli del male esce, vanno ricordati senz'altro gli sceneggiatori (il regista e il protagonista, Antonio Leotti, Toni Trupia, Andrea Leanza, dall'autobiografia del bandito Il fiore del male), le buone caratterizzazioni di Filippo Timi, Paz Vega, Francesco Scianna e le partecipazioni di Gerardo Amato (fratello di Placido) e dell'insospettabile Stefano Chiodaroli, cabarettista di infima caratura riscoperto qui come dignitoso attore; il regista si concede il vezzo dell'autocitazione quando inquadra brevemente un ritaglio di giornale (molti sono gli inserti da telegiornali e prime pagine dell'epoca) in cui si parla delle trattative per un film su Vallanzasca con Placido protagonista, film che come è noto non vide la luce. Il criminale Vallanzasca, in seguito alla visione del film, si è dichiarato sufficientemente soddisfatto, ma perplesso per l'eccessivo risalto dato alle imprese sessuali del protagonista: come dargli torto? Due volte su tre viene arrestato mentre fa sesso, particolare non esattamente influente ai fini della narrazione. Un bell'esempio, ad ogni modo, di come sia possibile ancora nel 2011 fare 'cinema civile' in Italia, alla faccia di certi pluripregiudicati in odore di mafia, corruttori di giudici e avvocati, accusati di pagare minorenni e mignotte per fare sesso. 6,5/10.
Vita e 'opere' del criminale Renato Vallanzasca, fra rapine, omicidi, condanne, evasioni, matrimoni dietro le sbarre.
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