Regia di Mario Martone vedi scheda film
Attraverso le vicende di tre ragazzi del Cilento, Salvatore (Luigi Pisani), Domenico (Luigi Lo Cascio) e Angelo (Valerio Binasco), 'Noi credevamo' di Mario Martone narra alcune storie secondarie ruotanti attorno al Risorgimento, in un arco di tempo che va dal 1828 al 1870.
Mario Martone parte dal romanzo di Anna Banti e scrive, in coppia con Giancarlo De Cataldo, una sceneggiatura accuratissima e densa di avvenimenti, lasciando volontariamente sullo sfondo i protagonisti principali delle vicende che hanno portato all'Unità del nostro paese - i soli Mazzini (Toni Servillo) e Crispi (Luca Zingaretti) hanno un volto ma rimangono comuqnue ai margini degli eventi, pur giocando ruoli decisivi, mentre i vari Cavour, Garibaldi, Carlo Alberto vengono solo evocati nei dialoghi - concentrandosi su personaggi che hanno lottato e spinto per cambiamenti radicali anche e soprattutto mediante l'utilizzo della violenza, sovversiva e terroristica, con azioni armate, seguendo più il proprio istinto, spesso autodistruttivo, che una strategia politica più ragionata, a costo di rimetterci la pelle o di passare lunghi anni in galera, piuttosto che rinunciare o ripudiare i propri ideali.
Suddiviso in più blocchi, con un preambolo che presenta i tre da ragazzi, tre episodi con ciascuno di loro protagonista ed un epilogo, il film è molto valido dal punto di vista figurativo e filologico, con immagini che evocano più volte la pittura, anche grazie a fotografia (Renato Berta), scenografia (Emita Frigato) e costumi (Ursula Patzak) di livello assoluto, apprezzabile per il piglio 'rivoluzionario' e nient'affatto celebrativo e agiografico, ma con qualche scompenso narrativo, causato anche dal lungo periodo che la storia del film abbraccia, tra i vari episodi, non tutti equamente risolti e la presenza di dialoghi recitati in maniera persin troppo aulica, di impostazione teatrale, come del resto testimoniato dall'autore stesso nel bel commento al film: splendido l'incipit dove facciamo la conoscenza dei tre giovani, le differenze di classe tra loro, con due più abbienti e uno di estrazione popolana, i primi moti insurrezionali soffocati nel sangue e il giuramento dei tre; tutto sommato riuscito quello con protagonista Salvatore, che introduce anche tanti altri personaggi, tra cui Cristina di Belgiojoso (Francesca Inaudi e poi Anna Bonaiuto); 'Domenico', certamente il più debole, completamente ambientato in carcere, dove i dialoghi che prevalgono sulle immagini lo rendono farraginoso e didascalico; 'Angelo', il più movimentato e viscerale, segnato dalla febbrile recitazione di Valerio Binasco, il migliore in assoluto tra tutto il cast; infine l'epilogo, con gli ideali soffocati dalla Ragion di Stato, che chiude l'opera.
Nel complesso, pur con le riserve sottolineate, un'opera importante e vibrante su un periodo storico decisivo per la nostra Nazione.
Voto: 7,5.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta