Regia di Mario Martone vedi scheda film
Il film è diviso in quattro parti, e se ne intuisce la futura destinazione televisiva in altrettante puntate (allo stesso modo certi passaggi bruschi sono probabilmente dovuti ai tagli approntati per la versione destinata alle sale). 1 Tre giovani campani, gli aristocratici Domenico e Angelo e il contadino Salvatore, si uniscono ai mazziniani nel tentativo di promuovere una sommossa in Savoia; Angelo uccide Salvatore, credendolo un traditore. 2 Domenico, imprigionato in un carcere borbonico, discute le prospettive future dell’Italia con i suoi compagni di pena. 3 Angelo partecipa all’attentato contro Napoleone III organizzato da Felice Orsini e finisce decapitato. 4 Domenico e il figlio di Salvatore combattono insieme ai garibaldini che vengono sconfitti all’Aspromonte. Per celebrare in modo alternativo il 150° anniversario dell’unità d’Italia Martone sceglie provocatoriamente (ma nenche poi tanto, considerato il budget) di evitare alcuni degli episodi principali del Risorgimento: niente 1848, niente spedizione dei Mille, niente battaglie con scene di massa, Cavour e Vittorio Emanuele II nemmeno si vedono. L’impianto è un po’ didascalico, e non c’è nulla di veramente nuovo né nelle tesi sostenute (che la formazione dello stato italiano sia stata molto meno lineare di quanto si insegna a scuola è un dato ormai acquisito dalla storiografia) né nelle modalità rappresentative (siamo molto vicini ai Taviani di Allonsanfan e San Michele aveva un gallo). Ma il messaggio di fondo arriva chiaro, limpido e inesorabile: gli italiani sono sempre stati divisi, ieri come oggi, e lo scontro fratricida dell’Aspromonte è il degno suggello di tutta la vicenda. Così il film diventa il racconto dolente di una generazione che ha perso comunque (il titolo è estremamente significativo), sia che abbia speso la vita inutilmente sia che abbia mandato al macero i propri ideali.
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