Regia di Mario Martone vedi scheda film
Amaro, pessimistico, antieroico ritratto di un Risorgimento mancato e di una nazione che non c'è.
Interessante l'idea di raccontare la storia dei moti nazionali attraverso personaggi minori, poco conosciuti, vedi la Belgioioso, Gallenga e Orsini, e la scelta di protagonisti originari del Cilento, terra selvaggia e incolta dove si respira impotenza e frustrazione. Coraggiosa la critica - implicita ma non troppo - ai grandi che fecero l'Italia e che in passato sono stati tanto elogiati nei libri di scuola: Cavour, Mazzini, Garibaldi, mentre la figura di Crispi è ormai da tempo irrecuperabile.
La narrazione appare un pò frammentaria e a tratti alcune scene sembrano inserite senza una vera funzione, facendo perdere fluidità allo svolgimento.
Delle quattro parti in cui il film si divide le più riuscite e coinvolgenti sono senz'altro quelle interpretate da un intenso e impeccabile Luigi Lo Cascio, l'unico eroe romantico e incorruttibile fino alla fine.
Questa rivisitazione del nostro passato recente, per nulla celebrativa, si avvale di una regia partecipe più dei silenzi e delle ombre che delle luci e delle speranze, sempre sfuggenti dal dipanarsi della dura realtà, e contribuisce a creare un senso di fallimento, nostalgia, sfiducia, rabbia nello spettatore. Suggestiva la fotografia pittorica e saturata, parecchio chiara anche nelle sequenze buie; la colonna sonora di stampo classico e operistico l'ho trovata invece talvolta stridente nell'intenzione di voler esaltare la drammaticità di alcune scene.
Nel complesso 4 stelle perchè il film non è retorico e offre spunti di riflessione anche sul nostro presente.
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