Regia di Ascanio Celestini vedi scheda film
Siamo una Nazione in tale decadenza che questo film, al massimo onesto, è stato celebrato come quasi fosse un capolavoro.
Ambientato oggi ma con frequentissimi flash back, parla di questo bambino, tra i più sfigati: la madre matta, morta in manicomio (magari matta non si sa, allora si andava di elettroshock alla grande, che, scopro, ancora oggi viene praticato in Italia, da questi nostri novelli dr. Frankestein); il padre assente, e meglio così. Cresciuto dalla nonna bifolca, o dai parenti un gradino solo sopra le pecore, o forse sotto. Parliamo insomma di società ai margini dei margini.
Il tutto non è malvagio. Ascanio Celestini firma il libro da cui è tratto, firma la regia ed è l’attore principale. Ed è pure bravo, va detto. Ricrea un’atmosfera particolare un tantino strana, ma in definitiva con tutte le lodi lette della critica mi attendevo di più. Gli do 6.
Bravo, è bravo
Anche come attore se la cava molto bene
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