Regia di Ascanio Celestini vedi scheda film
Difficile riuscire a capire al volo cosa possa avere spinto Ascanio Celestini a realizzare questo film. Dal libro al teatro, il percorso dell’opera è del tutto comprensibile, mentre la trasposizione cinematografica che ha dato luogo a questo (giustamente definito) non-film lascia qualche perplessità. Per chi apprezza Celestini, testo e sceneggiatura sono senza dubbio apprezzabili, ma questa “Pecora Nera” è troppo lontano dal cinema in tutte le sue forme sin qui conosciute. Cinema sperimentale? Perché no, certo può essere. Ma l’esperimento, se di questo si tratta, lascia poche tracce e scarni risultati, probabilmente come ogni buon “primo tentativo” che si rispetti, e di Celestini non resta, usciti dalla sala, che conservarne l’idea che se ne aveva prima di entrare, passando oltre (e sopra) questo non brillantissimo episodio.
Tirabassi non ha esattamente le fisique du role, l’espressività giusta nella parte del (poco) matto. Il raggio di luna che accompagna sempre il volto della Sansa è anche lui offuscato da un’eccessiva romanità che le appartiene poco e che pare eccessivamente ostentata. E su tutto l’ombra del Teatro (con la ti maiuscola) dal quale, non si sa bene perché, ha preso (fragile) sottile corpo di pellicola uno splendido monologo denso e ricco come tutti i testi di Celestini.
Non so se vedremo mai un’opera seconda, personalmente mi auguro di no, non per cattiveria, ma perché forse la creatività e l’intelligenza di Celestini semplicemente non si conciliano con lo strumento-cinema.
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