Regia di Piergiorgio Gay vedi scheda film
Luciano Ligabue, con le sue canzoni, guida regista e spettatori, come Virgilio con Dante, in un viaggio lungo quella selva oscura che è l'Italia degli ultimi 30 anni.
Come in uno dei suoi recenti successi, "Buonanotte all'Italia", il Belpaese appare come uno scrigno di contraddizioni e di problemi, dove colpi di genio e grandezze culturali e morali convivono con omertà e un generale annebbiamento delle coscienze e dove un futuro incerto combatte con <<i libri di storia che non lasciano dormire>>. La causa di tutto ciò è individuata (neanche tanto implicitamente) soprattutto nella classe dirigente; la speranza invece è nell'esempio dei grandi (da Falcone e Borsellino, a Berlinguer, a Pertini, a Guido Rossa fino a Javier Zanetti), ma soprattutto in quello che lungo tutto il documentario appare quasi come una "Bibbia laica": la costituzione italiana.
Oltre alle considerazioni dello stesso Liga, intervengono esponenti più o meno importanti dello schieramento progressista e laico e della vita culturale italiana (Margherita Hack, Carlo Verdone, Paolo Rossi, Stefano Rodotà, la figlia di Guido Rossa, Beppino Englaro, Umberto Veronesi...): dicono la loro anche un gruppo di studenti di buone speranze, un bancario di Correggio, e un disabile che ha realizzato il sogno di poter giocare ad Hockey: tutti hanno in comune il fatto di essere grandi fan dellla rockstar e di trovare stimoli e forza nelle sue canzoni. Certo, il populismo è dietro l'angolo, alcuni interventi sono meno stimolanti di altri (il migliore in assoluto è quello di Paolo Rossi, il più deludente è forse Verdone) e alcuni passaggi storici meritano un approfondimento. Rimane però un grande merito: "Niente paura" per un certo tipo di pubblico può essere stimolante e può svolgere una non secondaria funzione educativa: mi riferisco al pubblico dei licei, quando nasce la coscienza civica dell'individuo, quando si decide se il futuro del giovane sarà di egoismo e di <<annebbiamento>> o se sarà di impatto sociale e di attenzione verso l'altro e il contesto che circonda. In questo senso il film di Gay può dare uno stimolo importante, una prima spinta verso la consapevolezza civica e culturale. Come ha scritto Sollazzo <<forse questo populismo rock ora ci serve>>, e serve soprattutto ai nostri giovani.
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