Regia di Otto Preminger vedi scheda film
Quale indescrivibile fiume in piena di parole! Ma è precisamente qui che si riconoscono e si possono distinguere i capolavori degni di questo nome. Ha una durata non trascurabile, oltre due ore e trenta minuti, sommerge la mente dello spettatore in un torrente inarrestabile di dialoghi, eppure non lascia spazio a distrazione alcuna. Gli bastano pochi istanti per catturare l'attenzione e non si riuscirà più a distogliere né la concentrazione né anche soltanto lo sguardo. Il tempo vola in un baleno e totalmente privato del suo peso. Solo i più grandi maestri ne sono capaci, in particolare con film di questo tipo ambientati nei tribunali, per i quali non è semplice trovare la giusta chiave volta a renderli avvincenti per il pubblico.
Non mi sarà possibile esprimere un'opinione in merito allo specifico della trasposizione, in quanto non conosco l'omonimo romanzo da cui è tratto, scritto da John D. Voelker sotto lo pseudonimo di Robert Traver. A prescindere da ciò, comunque, il risultato conseguito mi è parso eccellente sotto tutti gli altri punti di vista. Rapito e incantato, nemmeno sforzandomi e ripensandoci sarei in grado d'individuare un difetto e tale qualità raramente si verifica. La sceneggiatura non persegue sull'onda del giallo un'attrattiva per il gusto delle indagini, bensì favorisce la causa giudiziaria in sé e per sé, esplorandone i codici e il rigore delle strategie fra le parti che, come in una giostra, duellano e si scherniscono a colpi di competenza in materia e abilità dialettica, di fronte alla giuria che assiste (come noi) allo "spettacolo" dello svisceramento degli infiniti arzigogoli in cui può smarrirsi la più semplice (in apparenza) delle sentenze. Come possa un astante qualunque provare interesse verso simili questioni è il prodigio compiuto da una scrittura appassionata, che non disdegna le battute pungenti al cui udire seguirà almeno un sorriso sincero, da una regia ispirata, che indovina ogni singola direzione presa, da un gruppo di attori che reggono lo schermo con spontanea disinvoltura e una maestria invidiabili, da lasciare attoniti per l'ammirazione.
Difficile è raccontare come tutto ciò sia possibile e funzioni in una siffatta maniera. Piuttosto che insistere in vani tentativi di tradurre in un discorso coerente la singolare eccellenza di quest'opera, preferisco consigliare apertamente di guardarsela, sperimentandone così in prima persona la sublime bellezza che rasenta l'utopica perfezione. Un caposaldo fra i cosiddetti "legal drama", un titolo di riferimento che a mio avviso non dovrebbe mai mancare in nessuna cineteca.
L'avvocato Paul Biegler viene invitato ad assumere la difesa del tenente Manion, accusato di omicidio per aver ucciso Barney Quill, che aveva oltraggiato sua moglie Laura. Biegler esita prima di assumere l'incarico, poi finisce per accettare, cedendo alle insistenze del suo socio Parnell. Il processo è difficile: l'imputato è reo confesso, non vi sono testimoni a discarico, l'accusatore pubblico si fa assistere da un grande avvocato della capitale e la vittima contava molte amicizie.
Alcuni dicono sia il suo migliore e da parte mia ho notato i presupposti perché lo sia davvero.
L'avvocato Paul Biegler, impeccabile nel suo mestiere.
L'avvenente Laura Manion, moglie dell'imputato.
L'imputato tenente Frederick Manion.
Il simpatico irlandese Parnell Emmett McCarthy.
La volenterosa segretaria Maida Rutledge.
La mesta Mary Pilant.
Il senza scrupoli Claude Dancer, Ass. Procuratore di Stato.
Con la sua orchestra, Duke Ellington esegue i suoi brani in stile jazz. Per gli amanti del genere.
Nemmeno una virgola!
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