Regia di Otto Preminger vedi scheda film
Reo confesso di omicidio viene difeso da un ex pubblico ministero, che ha perso le elezioni e si dedica più alla pesca che ai codici
Data l'evidenza dei fatti, l'unica difesa possibile è basata su un cavillo, l'esistenza di una scusante psichiatrica che verrà proposta con vigore durante le udienze.
Dramma giudiziario che ricorda molto "Testimone d'accusa" e analizza attentamente il tema della radicale differenza tra verità effettuale e processuale.
La verità non conta. Infatti, rimane sullo sfondo, sfocata, insieme al pubblico in aula e (idealmente) agli spettatori.
Che assistono a un balletto perfettamente coreografato di schermaglie verbali e trucchi procedurali nei quali sembra esaurirsi la funzione della giustizia.
I pezzi del puzzle non si incastrano se non nei titoli di coda, nei quali si compone, finalmente, un'inconfondibile sagoma di cadavere da scena del crimine. Gli stessi pezzi che all'inizio del film, sparsi sullo schermo, incorniciavano i nomi del cast.
Grande colonna sonora (e cameo) di Duke Ellington. Concettualmente affascinante, ma freddo e formale.
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