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Anatomia di un omicidio

Regia di Otto Preminger vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Anatomia di un omicidio

di Dany9007
10 stelle

Sin dai titoli di testa (poi divenuti praticamente un classico con le immagini di un cadavere "sezionato") del mitico Saul Bass, già collaboratore di Hitchcock, la vicenda si insinua man mano in un'aula di tribunale di provincia. Le aspettative del pubblico sono ridimensionate ampiamente: non si tratta di un caso clamoroso o di grande respiro (alla ...e l'uomo creò Satana), non si tratta nemmeno di una causa per far valere dei diritti civili (alla Il buio oltre la siepe). La causa in questione è piuttosto ambigua: un militare ha ucciso la persona che ha violentato sua moglie, tuttavia di prove circa questa violenza ve ne sono ben poche, senza considerare l'approccio della signora che appare tutt'altro che affranto. L'avvocato, protagonista della vicenda, non è certo un principe del foro (sembra anzi più dedito alla pesca), e per l'intero sviluppo della vicenda non ci sono particolari sicurezze su dove stiano ragione e torto. Senza addentrarci nei dettagli della trama ciò che ne esce è un meraviglioso dibattito, ricco di arguzia da entrambe le parti (accusa e difesa) e il regista, in modo del tutto sorprendente per l'epoca, si addentra su un terreno più che minato in merito alle circostanze della vicenda: si parla di violenza carnale, già argomento scabroso per l'epoca, ma soprattutto assistiamo a testimonianze di medici che si inoltrano in dettagli circa tracce di liquido seminale o arringhe basate sulla presenza o meno di mutandine. Tutti questi elementi determinano una grande modernità nell'affrontare questi argomenti, ma ciò che sorprende ancor più è il sottile sospetto, fino all'ultimo circa le verità sui fatti: la vittima dello stupro, una raggiante Lee Remick, estremamente sensuale e disinibita, mette seriamente in difficoltà anche l'avvocato che deve difenere suo marito. Difatti, sin dalla sua apparizione, emerge che lei non è certo un angelo del focolare, così come il marito, intepretato da Ben Gazzara ha qualche scheletro nell'armadio ed il rapporto con la giovane moglie non è esattamente idilliaco. In questa matassa da sciogliere, si destreggia uno splendido James Stewart, che appunto con la sua aplomb riesce infine a disinnescare, non senza difficoltà, le strategie della controparte, un brillante e giovane George C. Scott. Credo dunque che questa pellicola rientri meritatamente tra le vette del genere processuale, racchiudendone tutti gli ingredienti e presentandoli in modo estremamente godibile e raffinato. 

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