Regia di Roberta Torre vedi scheda film
Catania. Una ragazzina con qualche problema in famiglia, in cerca di attenzioni, si inventa di poter parlare con una statua della Madonna, una dea dei cristiani. La gente del luogo non aspettava altro: comincia la processione davanti all'abitazione della ragazzina, per chiederle una 'parola buona' presso la divinità.
Il pescarese Flaiano indagò a lungo il rapporto fra sud Italia e miracoli, e le deduzioni che ne ricavò furono esattamente quelle da cui Roberta Torre - anche sceneggiatrice, insieme a Laura Nuccilli e con la collaborazione di Alessandro Amapani - parte per costruire questo film. Ovvero: in una zona degradata e culturalmente arretrata in cui lo Stato offre scarsi servizi e in ritardo perenne, il miracolo è l'unica certezza possibile, perchè si manifesta sempre con la massima puntualità e non manca mai di fare il suo dovere. Eccoci quindi a I baci mai dati, sesto lungometraggio a soggetto per la talentuosa Torre, già autrice di lavori di denuncia dei malesseri del meridione (Tano da morire, Sud side stori) dotati di uno charme ironico sottile, ma non per questo meno pungente, e della medesima visionarietà qui sfoggiata anche grazie alla fotografia di Fabio Zamarion, degno erede di Daniele Ciprì (storico collaboratore della regista). Il mestiere della Torre si vede non solo dietro la macchina da presa, ma anche nelle ottime performance dei suoi interpreti compresa l'esordiente Carla Marchese (che per il momento risulta alla sua unica prova), salda nei panni della protagonista; Donatella Finocchiaro, Piera Degli Esposti, Beppe Fiorello, Lucia Sardo, Gabriella Saitta, Pino Micol e Martina Galletta completano il nucleo centrale del cast, nel quale spiccano quantitativamente le presenze femminili. E la lezione sulla credulonità, sulla sciocca eppure fondamentale (per tirare avanti) superstizione, sulla necessità dell'affidarsi ciecamente a un elemento trascendente, sembra toccare soprattutto i personaggi femminili, mentre gli uomini subiscono senza tanto fiatare l'impatto di tale apertura mentale all'impossibile, di pari passo con la struttura matriarcale della famiglia sicula. Roberta Torre dimostra ancora una volta di fare le cose migliori nel campo della commedia. 5/10.
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