Regia di Massimo Coppola vedi scheda film
Che l'esordio nel lungometraggio di Massimo Coppola sia interessante, non c'è dubbio. Che lo stesso si possa definire pienamente riuscito, questo è un altro paio di maniche. Assuefatto ad uno stile documentaristico invasivo e alimentato da incontrollabili velleità autoriali, "Hai paura del buio" segue il viaggio in Italia di una giovane rumena alla ricerca di una madre emigrata nove anni prima. Nel fare ciò, la ragazza s'imbatte in una famiglia di Melfi che le offre ospitalità nonostante le difficoltà dettate da un padre senza lavoro, da una nonna inferma e da una figlia scontrosa ed insoddisfatta impiegata nel locale stabilimento Fiat durante il turno di notte. Di fatto, la macchina da presa del giovane regista segue in parallelo le due vicende soffermandosi principalmente sulle similitudini delle due situazioni limite. Il precariato, l'instabilità affettiva, il rancore, il sentirsi costantemente fuori posto. Temi importanti che l'ex vj pensante di MTV affronta con un distacco da reportage concedendosi leggeri coinvolgimenti solo in presenza di un'ottima colonna sonora i cui brani vengono però sistematicamente accennati per poi essere troncati all'improvviso. Un cinema di superlativi, fatto di primissimi piani e campi lunghissimi sui quali aleggia la tragedia della ThyssenKrupp ed un disagio sociale radicato in profondità. Le sensazioni sono buone: la sostanza narrativa c'è, l'esecuzione un po' meno. Qualche sequenza gira a vuoto, su qualcun'altra Coppola si trova ad insistere troppo (come la tortura verbale che Eva impartisce alla madre ritrovata). Difetti giustificabili per quello che comunque è un esordio, a maggior ragione se stimolante come questo. Da tenere d'occhio.
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