Regia di Henry Koster vedi scheda film
I romanzi di Daphne Du Maurier sembrano esser scritti apposta per poi essere trasposti al cinema: a dodici anni da 'Rebecca', tradotto per immagini da Alfred Hitchcock, anche 'Mia cugina Rachele', un testo tutto sommato che ricorda molto il predecessore, diventa un film dalle atmosfere gotiche, condotto da un Henry Koster mai così in forma nel creare una tensione sotterranea, sfruttando bene sia gli interni delle sontuose abitazioni sia l'ambiente naturale britannico, con una regia molto elegante e ricercata.
A fare il resto ci pensano due grandi come Richard Burton, anche voce narrante della vicenda e Olivia De Havilland, la Rachele del titolo.
Per quanto riguarda l'attore gallese, alla prima esperienza in una produzione americana, si può parlare di un'eccezionale performance: il suo stile di recitazione, fatto di sguardi accecanti, di esplosioni improvvise e di una dizione perfetta fanno di lui uno dei più grandi interpreti che il cinema abbia avuto. E' uno scandalo che l'Academy l'abbia candidato ben sette volte ma mai premiato; oltretutto, per questo ruolo, in cui è chiaramente coprotagonista, come non protagonista. Mi chiedo cosa guardassero e quali erano i criteri per inserire gli attori in una categoria piuttosto che in un'altra.
Anche la De Havilland, che la sentiamo addirittura pronunciare qualche frase in un italiano corretto, offre una sublime prova costruita sull'ambiguità del suo ruolo: si è abituati a vederla o in parti di buona a tutto tondo - la Melania di 'Via col vento' o i tanti film dove è una moglie devota di Erroll Flynn - o cattivissima in 'Piano, piano, dolce Carlotta'; il dubbio che rimane anche alla fine sul suo personaggio crea un'effetto straniante.
Voto: 8 (visto in v.o.)
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