Regia di Bostjan Hladnik vedi scheda film
Interessante melodramma con vari momenti onirici e surreali, che racconta un momento di una storia d'amore sbagliata. Sbagliata non è certo la composizione della coppia, ma per il comportamento di lui, che causa inutili sofferenze ad entrambi. Molto interessanti sono i sogni dei protagonisti, degni di un Bunuel o di un Fellini, come pure riusciti sono anche le rappresentazioni della loro immaginazione o dei loro desideri. L'ambientazione è in una anonima, livida e grigia città slovena, atmosfera aiutata non poco dalla fotografia grigiastra e dal tempo atmosferico, forse marzolino, che non offre mai un bel sole. Gli attori sono perfetti per la loro parte: lui è un tipo spesso accigliato, sguardo torvo, lineamenti duri, caratteristiche che ben si addicono al suo personaggio tormentato e volubile; lei è una bella attrice (anche nel film) sui 38-40 anni, elemento che calza perfettamente coi sciocchi dilemmi di lui sull'età (ha qualche anno più di lui) e la bellezza fisica. Rende bene il personaggio della donna sensibile e buona, forse un po' troppo umile nell'accettare le intemperanze di lui e nell'attendere che dia un calcio ai suoi dubbi e ai suoi scrupoli. La futilità dei desideri di lui quanto alla donna ideale è ben rappresentata nell'incubo che fa: percorre una via oscura con ai lati due processioni di bare trasportate da misteriosi portatori, e tenta invano di raggiungere una bellezza femminile di cui vede la sagoma dietro a una tenda di una casa; appena la tocca, infatti, si ritrova sulla via oscura a correre di nuovo verso di lei... Il parallelo tra miraggio di un amore solo fisico - o meglio sesso - e morte e fin troppo chiaro.
Questo film ha molto da dire sia sulla fugacità del "momento buono", che passa presto e non torna mai più, che sui desideri e sulle idee di molti uomini (e donne) in fatto di amore. Si fanno molti ragionamenti, molti discorsi su "come dev'essere", sull'importanza del lato fisico, e si sputano giudizi su come è giusto che sia l'età di lui e di lei. Come il protagonista, non ci si rende conto che quello che conta è altro, o ci se ne rende conto quando è troppo tardi. Il film riflette anche su come certe parole, particolarmente cattive e dette nel momento peggiore, possono uccidere una persona, anche se sono state pronunciate con leggerezza e quasi senza pensarci. Di grande impatto visivo il ballo nella pioggia del titolo.
I critici sloveni lo acclamano come il miglior film del loro paese. Girato negli anni di massima forza della Jugoslavia e di Tito, è però solo un melodramma, senza politica e senza propaganda. Forse anche per questo è riuscito così bene.
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