Regia di Abdellatif Kechiche vedi scheda film
Kechiche cambia genere ma non argomento. In fondo la tragica storia (vera) della Venere ottentotta, che dai palchi di un infimo luna park inizia la sua tragica discesa agli inferi che la portera' ad essere studiata (da cadavere) come anello di congiunzione tra un primate e la razza umana, e' un altro espediente per mettere a confronto la problematica razziale, la convivenza tra civilta' che ha fatto da sfondo allo splendido La schivata e al piu' famoso Cous cous. Pregi: discostandosi da altri famosi film sulla "diversita' fisica e culturale" - mi vengono in mente "The Elephant Man" di Lynch e "Il ragazzo selvaggio" di Truffaut (nel complesso comunque entrambi superiori a questo) - qui la protagonista, vittima della propria unicita', non avvince mai per simpatia o ruffianeria; al massimo provoca compassione nel rassegnato sopportare la sua condizione di diversa, nel suo incedere pesante di "animale da spettacolo", nel suo mostrarsi senza pudori ma con una dignita' di animale ferito, nel corpo e nell'anima. Difetto: il racconto procede fin troppo minuzioso e prolisso riproponendo diverse volte parti di spettacolo degradante a cui viene sottoposta la protagonista, o sedute e consulti di medicina piu' tediosi che incalzanti. Il risultato e' un'opera un po' meno appassionante di come ci si sarebbe aspettato, al servizio di una storia cosi' interessante, nelle mani di un regista certamente abile e impegnato, ma altre volte dotato di una maggiore capacita' di sintesi (La schivata) o di un miglior senso del ritmo (Cous cous).
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