Regia di Abdellatif Kechiche vedi scheda film
Una ballata ottocentesca esaltava le attrattive della Venere Ottentotta
Siete mai stati nella città di Londra,
a vedere le sue rarità:
tra le tante signore di fama
Ce n’è una più celebre ancor
Essa ha una più celebre casa
In Piccadilly Street,
Dove ha scritto a lettere d’oro
“La vostra ottentotta”
Ma voi mi chiedete e capisco
Che cosa diavolo ci fa lì:
quel che c’è in lei da vedere,
Più raro di tutti gli altri,
È un sedere (vi sembrerà strano)
Grande come un calderone,
Per questo gli uomini vanno a vedere
Questa bella ottentotta. [1]
Ma non è il gran culo della Venere che interessa il signor George Cuvier, professore di anatomia animale al Museé National d'Histoire Naturelle, lo scienziato anti-lamarckiano (quindi, anti-darwinista), - donne barbute, trimammellute, lungocapellute affollano fiere e circhi insieme ad altri freak, - a lui interessa dimostrare che Saartjie Bartman è simile a una scimmiona (il cranio, i denti bianchissimi e forti non ne aumentano la bellezza muliebre, ma ne attestano la scientifica certezza che lo studio che si appresta a pubblicare sulla classificazione tassonomica delle razze possa accrescere il suo prestigio). Di più, Cuvier desidera violare l’intimità di quel corpo di donna, avere a disposizione la sua vulva, asportarla e repertarla in boccia di formalina per convincere la comunità scientifica del tempo che Saartjie è un essere inferiore, una creatura del regno animale. Morirà contento Cuvier, barone napoleonico, ma la sua gloria troverà insigni discepoli: sessant’ani dopo non è cambiato nulla, nel 1896 George M. Gould e Walter L. Pyle pubblicano Anomalies and Curiosities of Medicine; i due raccontano amenità come questa: “Le più civette tra le ragazze [badate, il termine “ragazze” è un passo avanti!] accettano per un eccesso di vanità di sottoporsi ad allungamenti artificiali delle piccole e delle grandi labbra. Si dice che tirino e sfreghino queste parti e che addirittura le stendano appendendo loro dei pesi… perché questa deformazione affascina i maschi di quella razza.”. Non è finita: il XX secolo si apre all’insegna del saggio di Paul Julius Moebius, L’inferiorità mentale della donna; il progresso è enorme: non più scimmia ma idiota.
La storia di Saartjie Bartman, Venere Ottentotta, chiama in causa uomini senza scrupoli che del corpo della donna hanno abusato, fatto oltraggio, esibito vivo alle attenzioni libidinose di un pubblico circense o nel privato di Ville Lumière e altri luoghi di alta società a elevato tasso di perversione, esibito morto alla curiosità di una scienza, disumana sempre, parata all’uso penetrativo di forcipi e bisturi.
La vita di Saartjie è un calvario che lei percorre, inibita dalla frusta del lercio Hendrick Ceazar, dal versare una sola lacrima sul suo passato costellato di morti (il marito che le aveva promesso viaggi intorno al mondo, i figli spazzati via dall’inedia). Ceduta da Ceazar al domatore d’orsi Reaux, un pervertito ribaldo puttaniere sadico, la donna ottentotta attraverserà gradini dell’orrore nelle stanze dorate della borghesia parigina dove, per accendere i sensi sopiti di vizze dame ghignanti e uomini svirilizzati dal tedio, sarà sottoposta, complice un baraccone di zoccole, alle circolari ingiurie della pornografia da salotto buono.
Abdellah Kechiche rischia di seguire a ruota Cuvier, Ceazar e Reaux: in due ore e mezza di illustrazioni d’epoca di materiale usurato (i riferimenti iconografici da romanzo d’appendice, il meglio lo trovi in qualche reminiscenza di art nouveau cattolicheggiante via Barbey D’Aurevilly e massime qualche scenetta rubata al decor di un Fernand Khnopff), il regista fa della magniloquenza rutilante la cifra precipua, senza uno iato, a perdifiato, caso mai qualcosa delle raffigurazioni dell’infamia sfugga al suo peeping tom-controllo.
Non un film in difesa delle razze, delle donne, ma una total immersion coloratissima tra marché aux puces e sexy shop, all’insegna di un neo-positivismo straccione buono ad accalappiare la platea.
[1] Da Freaks, Leslie Fiedler, Garzanti, 1981
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