Regia di Saverio Costanzo vedi scheda film
Il mio giudizio, qui di seguito espresso, può risultare incompleto, non avendo io letto il romanzo omonimo, a cui il film fa riferimento. Se i titoli di testa e l’incipit sembrano suggerire atmosfere thriller, che rimandano la mia memoria ai film (dei tempi di splendore) di Dario Argento, con un ritmo serrato che avvolge le menti con continui flashback che hanno la capacità di attirare l’attenzione dello spettatore, seppur contorcendo le viscere, all’improvviso (ma non sono riuscita ad individuare esattamente quando) succede qualcosa che inabissa la pellicola, facendola perdere irrimediabilmente. Più che convinta che l’ammutinamento non sia colpa dei due attori protagonisti, intensamente espressivi e capaci di trasmettere, con lo sguardo e con il corpo, il malessere che impregna le loro anime. Penso che, il regista, peccando forse un po’ di presunzione artistica, abbia osato troppo, spingendosi oltre le sue reali capacità di narrazione e, giocando a fare il “grande regista”, ci serve un pappone indigeribile per almeno quaranta minuti di film e oltre. Un film buono a metà che punta i riflettori su due attori di nuova generazione, capaci di spogliarsi della loro anima per indossarne un’altra che sembra calzargli a pennello.
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