Regia di Saverio Costanzo vedi scheda film
Il percorso esistenziale di due disadattati, i traumi che li hanno segnati, l'ombra pesante dei genitori, la crudeltà degli adolescenti. Temi difficili e impegnativi, ma a decretare la riuscita di un film è il metodo in cui vengono svolti. C'è sostanza nel film di Costanzo, ciò che latita è la messa in scena, fatta di lunghi silenzi, rarefatta, come le esistenze dei protagonisti. L'incomunicabilità, la barriera frapposta tra i due ragazzi e il mondo è la stessa che una regia fredda interpone tra la pellicola e lo spettatore. Non coinvolge più di tanto il dramma di Mattia e Alice, sarà l'assenza di pathos, sarà la passiva accettazione del proprio status quo o la reiterata esibizione di particolari tanto sgradevoli quanto gratuiti, fatto sta che la pellicola risulta pesante quanto angosciante. Non mancano momenti onirici di buon cinema, un'ottima colonna sonora e un bellissimo inizio mentre scorrono i titoli di testa. Per il resto è un film cupo e profondamente pessimista, perché nulla, nè dall'esterno, nè dalla propria interiorità, sembra riuscire a scuotere i due protagonisti. Il finale aperto lascia un filo di speranza ai più ottimisti, forse ci sarà un sorriso nel fururo di Mattia e Alice ma nel presente dello spettatore c'è un film fondamentalmente incompiuto.
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