Regia di John Carpenter vedi scheda film
In The Ward la mano del regista torna in primo piano, il cinema torna in primo piano. Un cinema che coinvolge tutti i cinque sensi in modo bilanciato e in cui sono i silenzi a indicare la direzione, non le parole (che tra l'altro occupano in tutto forse 4 righe di sceneggiatura). Carpenter un film non lo sbaglia.
Prima o poi un commento sulla filmografia di Carpenter la scriverò, non so quando. ma lo farò. Perché non si può parlare di un suo qualunque film senza inquadrarlo nell'evoluzione della sua poetica e nel contesto personale e storico in cui l'opera ha preso vita. Quando, parallelamente, un regista molto più incapace dava forma (se così possiamo chiamarla) al gemello più brutto e scemo di The Ward (Suckerpunch), Carpenter metteva in scena un film contro quel modo di fare cinema iper-cinetico, pomposo, patinato, schizofrenico senza volerlo essere, ricco di effettoni al computer e povero di profondità sia narrative che visive. In The Ward la mano del regista torna in primo piano, il cinema torna in primo piano. Un cinema che coinvolge tutti i cinque sensi in modo bilanciato e in cui sono i silenzi a indicare la direzione, non le parole (che tra l'altro occupano in tutto forse 4 righe di sceneggiatura). A nove anni dall'ultimo, ingiustamente criticato, Fantasmi da Marte, firma quello che sembrava un nuovo inizio e che invece, per ora a sei anni di distanza, non ha trovato seguito cinematografico. Attendo (mica tanto) fiducioso.
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