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The Ward. Il reparto

Regia di John Carpenter vedi scheda film

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La recensione su The Ward. Il reparto

di FilmTv Rivista
6 stelle

Dopo nove anni di esilio dal grande schermo, durante i quali ha però regalato un gioiellino come Cigarette Burns, nella serie Masters of Horror, torna John Carpenter in un momento di particolare gloria del genere horror. Per quasi due lustri si è dedicato alla sua occupazione preferita, il basket, da sfegatato tifoso dei Lakers, dichiarando in molte occasioni di non avere più nulla da dire. The Ward. Il reparto, realizzato su commissione, è un piccolo film, non il ritorno sperato (quale è invece l’eccellente Ladri di cadaveri. Burke & Hare di un altro revenant, John Landis). Ma i tempi sono cambiati, lui stesso definisce l’operazione come realizzata da un regista della vecchia scuola, a sottolineare la distanza dall’esistente hollywoodiano. Sceneggiatura convenzionale di Michael & Shawn Rasmussen: negli anni 60 Kristen (Amber Heard), giovane piromane, viene ricoverata in un manicomio femminile dove, scopriamo sin dalla prima sequenza, una oscura entità si aggira diabolica uccidendo e terrorizzando le ragazzine ricoverate. Non sono molte, ognuna ha una patologia diversa e marcata, mentre secondo il più classico degli schemi dottore e personale infermieristico si divertono a infierire sul nido del cuculo. Personalità multiple, traumi infantili, suspense notturna, non manca niente, compreso un finale atteso. Per apprezzare The Ward occorre dunque astrarsi dalla vicenda, persino dal filone dell’horror psicopatico, per lasciarsi accompagnare dallo sguardo, ancora una volta potente. Un film di regia pura, a partire dal marchio di fabbrica della prima sequenza, splendida e chirurgicamente carpenteriana, per poi proseguire con un viaggio fulleriano (si parva licet: il riferimento è al Corridoio della paura) tra i meandri di una mente folle, la cui visione distorta coincide con quella della cosa vista, del cinema. Un film di sole percezioni primordiali che riesce nel compito più difficile: creare suspense persino dove te l’aspetti. Sembra un paradosso invece è John Carpenter, molto semplicemente.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 13 del 2011

Autore: Mauro Gervasini

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