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The Ward. Il reparto

Regia di John Carpenter vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su The Ward. Il reparto

di mck
8 stelle

Set This Ward in Order.

Run, Baby, Run !

Isocronismo infranto. Tourbillon. Tic-tac...

 

A ognuna la sua cella, e per tutte una sala comune...

 

"Please, don't kill me...", e mi si spezza il cuore, che davvero si vorrebbe non morisse, quello spicchio di vita che lotta e vive, per poter vivere.

 

Please, don't read anymore : s-p-o-i-l-e-r.

 

L'unico difetto del film non è nel film ma nella mia testa : ''purtroppo'' - si fa per dire, è un purtroppo meraviglioso - lessi qualche anno fa "Set This House in Order" di Matt Ruff, e dopo circa 20 minuti ( immagino fossero i 20 minuti : questo è uno di quei pochi film in cui NON ho guardato l'orologio, almeno per un'ora, quasi record ) la soluzione dell'enigma ( "Shutter Island" è 'apparso' nella mia mente solo in seguito, nonostante le maggiori affinità di location, periodo, contesto. Così come il piccolo simpatico "Identity" di James Mangold. E, certo, Toni Collette aleggia...sfolgorante ) s'era palesata come unica e sola possibile quella che infine s'è dimostrata essere tale. Sarebbe stata comunque una fra le contabilizzabili sulle dita d'entrambe le mani, ma così...mi sono convinto sempre più fino a quando mi son detto : ok, è così, godiamocela e aspettiamo il finale, che non si sa mai. E infatti, lo 'scherzo' finale vale la mezza stella che serve a raggiungere le * * * *.

    Ma ciò non ha tolto un grammo al peso specifico immane quanto altresì leggero di una visione felice ed appagante, di Puro Cinema al Lavoro, insomma.

 

"Tu sai che non parliamo delle persone che non sono presenti ".

 

Però i riferimenti per capire l'arcano sono molti, ad esempio, uno fra i più spiegabili logicamente ma che lavorano paradossalmente d'impatto attutito ma elaborante sul momento : come fa Kristen (Amber Heard) a trovarsi già nella cella di Emily (Mamie Gummer) quando stanno per dare il via al tentativo di fuga ? Ha messo uno straccetto anche nella contropiastra della serratura della sua porta, certo. Sicuro. Si. Ma...è la risultanza del non visto, quella compresenza prestabilita, a farci aggrottare i pensieri.

    Senza contare la velocità con cui le celle vengono spogliate e riassestate pochi attimi dopo che una via l'altra delle ragazze ricoverate svanisce... E col senno di poi, i due luoghi di detenzione, quello in cui viene portata Tammy, che nel mentre ringiovanisce e cambia..., e lì segregata ed abusata, e il fatto che il Mostro , prima di uccidere le ragazze, il più delle volte prima le rapisce e le porta in una stanza chiusa, diversa ogni volta ma chiusa... Ricordo ---> Elaborazione / Riscrittura ---> Invenzione / Ritorno ---> Guarigione...

 

E ancora, piccolo particolare, John Carpenter non è tipo da Fantasy, gente, con lui si va Sempre sul Razionale Spinto, sicuro e certo : "Ghosts of Mars" parla di Alieni, non di Fantasmi, così come "In the Mouth of Madness" è Puro Meta Linguaggio ( come lo splendido "Cigarette Burns" ), e non Trucco MacGuffinesco, e "the Fog" è un film Politico, come "Vampires" e "Pro-Life". Ah già...e..."Dark Star" ? Beh, quello è Dark Star !

    Mentre quando ha affrontato il fantastico 'puro', per me ha sfornato la sua opera meno riuscita, da un lato : "Christine", e quella più giocosa ( e 'quindi' libera da 'qualsiasi' pretesa di sospensione dell'incredulità ), dall'altro : "Big Trouble in Chinatown".

    Ma il piacere della visione, ripeto, non viene inficiato da questa...sicurezza deduttiva...che per quanto mi riguarda raggiunge il culmine nella scena in cui Kristen finge di prendere in ostaggio Zoey (Laura-Leigh), che invece le è complice, per tentare di nuovo la fuga : mi sono immaginato lì sul momento il flashforward del flashback che Carpenter ci avrebbe presentato : " Kristen...così fai solo del male a te stessa ".

     Ed è stato semplicemente...'completante' e per nulla fastidioso o deludente il vedere poi la scena immaginata trasposta pari pari sullo schermo : una lama e una gola...

 

Marnie guarisce.

Per esempio, ecco : il Mostro Muore, nel corso del climax multiplo del prefinale, e quel che vediamo è la maschera del'orrore in tutta la sua retorica, quel che percepiamo invece è compassione, tristezza...disappunto : c'è qualcosa che non va : il Mostro Muore : perché ci dispiace ?

 

Grandioso personaggio quello di Alice, che infatti Attraverso-Oltre lo Specchio, infranto nei titoli di testa a deframmentare e a ricomporre una soluzione sotto ai nostri occhi e appannata apertura verso la dissoluzione e zimbello del controllo totale nel finale, come insegna Humpty Dumpty, scopre che : << La domanda è : " Chi è che Comanda ? ", tutto qui >>.

 

In più, un piccolissimo omaggio al Dario Argento proverbiale di " Profondo Rosso " ( che gioca tutto sull'Oida, elemento portante di quello che forse è il capolavoro più personale di Carpenter, "They Lives", e dei due remake della sua carriera : "Memoirs of an Invisible Man" e "Village of the Damned", ovvero : vedere non è sapere, e guardare implica domandarsi e non rispondersi : che poi è uno dei Fondamentali Cinematografici...e di tutta l'Arte ), quando 'Alice' appare 'decalcomanizzata' sullo spioncino in vetro della porta di una cella detentiva mentre Kristen viene portata in barella verso la sala dove le praticheranno l'elettroshock.

 

Breve, ma non rinuncia alle reiterazioni ( MdP su carrelli e steady in zoom per i corridoi ) che forzano il tempo a fermarsi e a scorrere in sincrono col nostro, con una recitazione standard che alla lunga emerge facendo(si) atmosfera, almeno complessivamente.

    Senza considerare lo sforzo di mettere in scena una sceneggiatura ( scontata, sotto tutte le accezioni possibili ) che in effetti sarebbe stata perfetta per il pubblico medio dei b-movie dell'epoca in cui si svolge la storia : d'allora n'è passata di acqua sotto ai ponti - del cinema e della psichiatria - ma Carpenter se ne frega e ci frega ed è un piacere lasciarsi fregare fregandosene : inattuale condensato, elementare riassunto, anacronistico ricalco, essenziale riavvio ( penso a the Happening, a Drag Me to Hell, a Survival of the Dead, a House of 1000 Corpses ).

    E gran momento beat - surf - blu eyed / white soul con i the Newbeats di "Run Baby Run (Back in to My Arms)", quasi hit dell'anno (1965) in cui si svolge la vicenda narrata ( Gennaio 1966 ).

 

Ah, ma se non fosse di Carpenter ( ovvero : se lo vedessi senza sapere che alla regia ci sia Carpenter ) gli daresti al massimo * * ½ ! A questo punto di solito butto un pezzo giallo da 50 sul tavolo e dico : “Fammi vedere delle scene a caso, di Carpenter e non, e vediamo se non le azzecco tutte, riconoscendo quelle del Maestro in mezzo alle altre” : sudo sempre un po' freddo su ''Elvis'', ma per il resto me ne torno a casa con una Piotta ( le monete da 50c si chiamano così, no ? ) del nuovo conio scesa a coprire quella finita sul banco e a farle poi compagnia in tasca. Ah, fosse così facile... O magari : ne nascessero di giovani registi con uno sguardo parco e dedito al Cinema di siffatta natura !

 

Infine, che, eterogeneamente, John Carpenter, Peter Bogdanovich, John Landis, Monte Hellman, John Waters, Jerzy Skolimowski, John Sayles ( e, da un altro PdV, ma non così 'altro', in fondo : F.F.Coppola, J.Demme, B.DePalma, M.Cimino...) eccetera non riescano a dirigere con regolarità o rimangano dentro ad un processo produttivo certo volutamente indipendente ma distributivamente castrante, mentre gente come...fate voi...maicolbei, uwe boll, silvio muccino, paul w.s. anderson, renzo martinelli, bille august, roland joffe, fedemoccia...ne sfornano a iosa di pacchi, non è divertente ? Ah no ? Eh già, beh, si, certo. E' un horror.

 

Dimenticavo...la riserva di marcia...alla carica :

I said : please, don't kill me !  

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