Regia di John Carpenter vedi scheda film
8 Gennaio 1966. La diciannovenne Kristen viene rinchiusa nel reparto femminile dell'ospedale psichiatrico di Medical Lake, vicino Spokane, nella parte orientale dello stato di Washingthon; è confusa e disorientata, ed ha un solo ricordo: il fuoco della casa che ha inspiegabilmente incendiato prima di essere arrestata. Nella clinica incontra altre quattro pazienti altrettanto problematiche: Emily, rassegnata alla propria pazzia, Zoey, paurosa e regredita allo stato infantile, Iris, complesso spirito artistico, e Sarah, prepotente e scontrosa. Lo psichiatra che si occupa di loro è il dottor Stringer, che applica terapie sperimentali ma non disdegna all'occorrenza robuste dosi di elettroshock. A completare il quadro c'è la presenza minacciosa di un fantasma dall'aspetto mostruoso che inizia a dare la caccia alle ragazze nell'apparente disinteresse del personale medico.
A quasi 10 anni dall'immeritato flop del fanta-western Fantasmi su Marte, cui avevano fatto seguito solamente i due mediometraggi girati per la tv Cigarette Burns e Pro-Life, uno per ciascuna delle due serie Masters of Horror, John Carpenter decide di tornare alla dimensione cinematografica in punta di piedi con The Ward, un lavoro su commissione a basso budget e senza attori di grido.
Diversamente da come accadde spesso in passato, il regista statunitense si trova a dirigere un copione scritto e musicato da altri: e se sull'efficacia del commento musicale (di Mark Kilian) c'è poco da obiettare, è forse proprio la sceneggiatura (di Michael e Shawn Rasmussen), coerente ma convenzionale, l'anello debole della catena. Ma quello che per altri costituirebbe un limite insormontabile, per il veterano autore di capolavori come Halloween o In the Mouth of Madness è solo un particolare trascurabile: perché, seppur lontano dalle vette delle sue opere migliori, The Ward è comunque un film godibile ed intrigante, un thriller psicologico con decise incursioni nell'horror che Carpenter gira con mano sicura, imponendo da subito un passo spedito ed energico, e generando tensione lavorando sul visibile e sull'invisibile, attraverso l'uso sapiente del sonoro e la gestione magistrale della macchina da presa, che alterna i movimenti armoniosi agli scatti repentini passando per le frequenti claustrofobiche carrellate tra le stanze e i corridoi della clinica.
Spalleggiato dal montaggio equilibrato e morbido di Patrick McMahon, dalla fotografia intensa di Yaron Orbach, e dalla buona prova di un cast complessivamente all'altezza, tra cui spicca per forza espressiva l'ottima protagonista Amber Heard, John Carpenter concentra l'attenzione sull'ambiguità dei personaggi e sull'atmosfera lugubre che domina l'ospedale psichiatrico, seminando indizi e false piste, sfruttando i cliché del genere con eleganza e aggirando la prevedibilità con lo stile, facendo di The Ward una pellicola orgogliosamente old style e sorprendentemente stratificata che rapisce e conquista lo spettatore consegnandolo allo sguardo di Kristen, al suo animo ribelle ferito a morte in gioventù da un trauma devastante, e all'abnegazione con cui porta avanti la propria disperata battaglia per la dignità, la propria solitaria lotta per l'autodeterminazione, il proprio personale conflitto dettato da un insopprimibile (bi)sogno di libertà.
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