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The Ward. Il reparto

Regia di John Carpenter vedi scheda film

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La recensione su The Ward. Il reparto

di superficie 213
10 stelle

Ormai il cinema horror americano e' per la maggior parte dominato da filmetti insipidi diretti da registucoli senza arte ne parte, che cercano di sopperire alla loro - e dei produttori - completa mancanza di idee con budget enormi , effetti speciali sofisticatissimi e con remake che non starebbero in piedi nemmeno se puntellati a terra con gran forza.
E il problema non e' solo di sceneggiature - anche questa di The Ward mica e' geniale - ma di come le stesse vengono messe in scena , ovvero con montaggi epilettici , tempi completamenti avanzati e ritmi da sala corse piu' che da film.
Poi ecco che dopo dieci anni (!) di mancanza dalla sale - solo i due medi per la serie tv "Masters of Horror" : l'incredibilmente bello CIGARETTE BURNS (capolavoro) ed il riuscito PRO-LIFE - rispunta a (semi)sorpresa il grande Carpenter con un film a bassissimo budget , diretto su commissione e che aveva fatto storcere il naso alla critica d'oltreoceano - va ricordato pero' che la suddetta critica non ha mai amato il cinema del grande Maestro americano - , ma che rimette in gioco uno stile , una forma , una sostanza che negli ultimi anni e' quasi scomprsa dal cinema di genere "made in USA".
Sin dal formidabile incipit e' chiaro che chi gira non e' il solito mestierante - o peggio un nocivo "shooter" alla Bay - ed e' anche chiaro che il vecchio John non ha assolutamente perso la mano .
La sequenza e' magnifica  e viene chiusa da dei titoli di testa eccezionali
Subito dopo veniamo immersi in una clinica psichiatrica dove la  tensione e' costante grazie proprio alle perfette scelte del regista , che non sbaglia un'inquadratura e che lascia che i tempi morti diano ritmo ad una sceneggiatura un po' rivista , ma che "diretta" cosi' diviene una perla anch'essa.
Notevole il lavoro sugli attori - bellissima e brava la protagonista e di spessore pure tutti gli altri attori , sia la "old school" di facce alla Carpenter , su tutte l'infermiera sadica , sia le giovani del reparto psichiatrico - e gran lavoro sia come fotografia - del bravo Yaron Orbach-  che come colonna sonora - scritta da tal Mrk Kilian ma carpenteriana sino al midollo-.
Carpenter gioca coi colori , riesce nella difficile impresa di non perdere il suo tocco e ci regala il miglior horror dell'anno , teso , inquitante e girato cosi' bene che funzionerebbe benissimo anche muto.
Impossibile resistere ad un film che crea attesa , che ha delle scene movimentate girate da dio e che non usa mai facili trucchetti per spavenmtare il pubblico boccalone.
Qui - come per l'ultimo grande Landis " Burke & Hare" - e' il cinema vero a farla da padrone , quello che usa la sceneggiatura per costruire e non per chiarire e quello che non ha bisgona di centinaia di milioni di dollari per esistere .
Assolutamente da non perdere per chiunque sappia che cos'e' la settima arte e per chi e' convinto che il cinema d'autore non possa essere anche di genere.
Il ritorno del regista anarchico-socialista-capitalista (!) (cosi' lo stesso Carpenter ironicamente si definisce ) naturalmente non manca di dare stoccate alla societa' americana ma quel che e' incredibile e' che come al solito il suo "colpire" lo Stato non e' ma manicheo o inutilmente "diretto".
Imperdibile.

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