Regia di Ben Affleck vedi scheda film
L’eventualità che il film ripetesse i soliti logori schemi del genere cinematografico prescelto (“heist movie? Non si smette mai di imparare) era qualcosa di più di un rischio: quasi una certezza. Eppure qualche “dettaglio” lo scongiura:
- L’ “habitat”: Charlestown; il ghetto che puzza delle “scorie” d’Irlanda. Charlestown; il degrado che cuoce a fuoco lento, ma, una volta in bocca, che vada di traverso è già stato scritto sul necrologio del Boston Globe. Charlestown, quale ricettacolo di una feroce criminalità autoctona che, affondate le radici nelle più profonde fondamenta della città (Boston), come una pianta infestante è impossibile da estirpare.
- Il dramma di quei soleggiati pomeriggi trascorsi a pensare a chi non c’è più (o - da un opposto punto di vista - la fortuna, proprio in quelle circostanze, di poter pensare a loro come infaticabili angeli custodi).
- J.Renner sfrontato, spaccone, dissennato, freddo e furente…il peggior pezzo di m**** con cui ci si possa imbattere: Affleck non poteva scegliere un comprimario migliore. Meritatissime le nominations varie.
- Charleston, il cui deviato apparato immunitario respinge sistematicamente ogni traccia di vaccino che sia iniettato dall’esterno (vedasi l’enorme difficoltà d’integrazione di Claire Keesey/ R.Hall), ma non quello miracolosamente “autogenerato” (anche una pista di pattinaggio sul ghiaccio può servire la causa della conversione di uno sfacciato recidivo peccatore: Charleston per l’appunto, con tutti i suoi “figli”).
- Il grande P.Postlethwaite nella sua penultima interpretazione prima che un cancro infame ce lo portasse via davvero troppo presto.
Ora, non vorrei, però, aver dato l’impressione di essermi innamorato del film; certamente godibile, grazie all’eccellente direzione di B.Affleck (quasi in coro denigrato come attore, ma non come regista, a me ha, nondimeno, sempre suscitato un che di simpatia in entrambi i ruoli), non è, chiaramente, esente da difetti più o meno vistosi (relativamente alla sceneggiatura è inutile fare il conto, ma anche il montaggio appare, a più riprese, eccessivamente “ellittico”).
Eppure da un (apparentemente) tradizionale action-movie (heist movie, pardon) così tanti spunti di riflessione non è sempre agevole trovarli e, quindi, mi permetto di aggiungere, alle tre stelle piene (che si sarebbe altrimenti meritato), un’ulteriore mezza stella, d’incoraggiamento. Quella che spiana la strada all’ (imminente) Oscar.
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