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The Town

Regia di Ben Affleck vedi scheda film

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La recensione su The Town

di mc 5
10 stelle

Uno dei film più belli della stagione che ti arriva quando meno te lo aspetti, senza clamore. Avevo letto, sì, qualche settimana fa un paio di interviste a Ben Affleck che.annunciavano questa uscita, ma si tratta comunque di un film che non ha avuto una grande eco promozionale. Fa piacere in ogni caso apprendere che, probabilmente col passaparola, la pellicola sta incassando ottima accoglienza. Anche se va detto che che il film ha avuto distribuzione capillare ed è presente in pressochè tutte le multisale italiane. E' uno di quei prodotti che mi esaltano. Non ci ho trovato la benchè minima sbavatura, due ore che passano agevoli come non mai, non c'è un solo attimo di stanchezza, ambientazione dolente/suggestiva, personaggi scritti divinamente, un cast da standing ovation, una regìa sicura e senza tentennamenti. Un capolavoro, dunque? bah, nel suo piccolo, credo proprio di sì. E in questo senso, voglio dire che il film è una felicissima sintesi del miglior cinema americano action-noir. Sì, perchè Affleck ha metabolizzato, e restituito secondo un proprio stile, la lezione di Maestri come Clint Eastwood, Michael Mann, Sidney Lumet. Diciamo pure che Ben le ispirazioni se le è scelte di lusso. Per ora è ancora un allievo ma la stoffa è evidente e non lascia dubbi. Ciò che più mi ha coinvolto è la mano felice di Affleck nel tracciare la descrizione, attraverso volti, luoghi, edifici, strade, di uno scenario, quello di un quartiere "duro" di Boston. A "Charlestown" vivono famiglie in cui si allevano piccoli criminali che apprendono l'arte della rapina dai padri e la trasmettono ai figli, in un ciclo che si replica per generazioni. E vediamo queste inquadrature di famiglie che pranzano davanti a casa, scherzando e cazzeggiando, proprio come nuclei sereni e normali, e invece sono gruppi di famigliari ed amici che magari stanno mettendo a punto un piano per assaltare un furgone portavalori. E in questo mi sembra di percepire il senso di certe rappresentazioni di criminalità italiana, tipo certi quartieri napoletani "critici", dove vedi quest'aria casereccia di allegre tavolate coi boss a capotavola e col sottofondo di canzoni dei "neomelodici", con intorno magari bambini che scorrazzano rumorosi e felici. Affleck riesce a fotografare questi delinquenti dal di dentro dei loro covi, ne mette a nudo l'anima, ci fa capire come sono ed intravedere i motivi per cui "sono così". E' gente allevata secondo certi princìpi, per loro delinquere è una chiave di vita, l'unica prospettiva praticabile. C'è una figura terribile ma significativa che sintetizza quanto ho appena detto, un anziano fioraio, che sembra un ometto innocuo e laborioso, mentre in realtà si tratta di un boss locale di impressionante spietatezza. Lui rappresenta un pò il vecchio custode delle regole di  questa comunità che è Charlestown. E come custode è inflessibile: chi sgarra deve pagare. Questi abitanti del quartiere vivono dunque immersi, come fosse la cosa più normale del mondo, in un microcosmo di malavitosi. E perdonatemi se torno al riferimento di prima, ma anche le famiglie di camorristi e mafiosi mica sono nuclei di mostri: anzi, sono famiglie come le altre, con mamme premurose, nonni saggi e simpatici nipotini. Quello che sto cercando di rendere è il senso di rassegnata ordinarietà con cui i protagonisti vivono la loro condizione di delinquenti. Sembrano (e lo sono) tutti compagnoni da bar, solo che, davanti ad una birra, preparano piani per svaligiare banche. E' un film talmente bello nel mettere in scena le gesta di questi "piccoli" criminali un pò guasconi che io, da cinefilo, ricordo di aver visto ben poche volte rappresentare scene action con uguale maestria. Assistiamo nel film a tre rapine. Si tratta di tre sequenze assolutamente magistrali, nelle quali Affleck gestisce la tensione e la suspanse calibrandole alla perfezione. E fra l'altro, durante queste rapine, si realizzano fotogrammi che restano scolpiti nella memoria dello spettatore, pura magìa per cinefili, tipo l'inquadratura sublime (che dura non più di tre secondi ma ti rimane dentro l'anima) degli sguardi che si incrociano tra un poliziotto seduto dentro un'auto ferma e un rapinatore travestito da suora. E a quel punto ti chiedi da dove un quasi pivellino (nella veste di regista) cone Ben Affleck abbia tirato fuori tanto talento: la risposta è quasi ovvia, il "nostro" ha studiato con grande diligenza la lezione di mostri come Lumet e Mann. Ma non crediate che Affleck si spenda solo in inseguimenti e sparatorie; no, lui è bravissimo anche nel toccare il lato triste degli uomini, il loro affrontare scelte difficili, il loro regolare i conti col passato. La storia d'amore tra la bancaria e il protagonista è raccontata coi toni giusti, senza mai aprirsi al melenso,   evidenziando la dignità trattenuta di entrambi i personaggi coinvolti. E qui devo insistere sui meriti di una sceneggiatura che racchiude dialoghi perfetti e soprattutto personaggi talmente sobri ed efficaci da accontentare anche i cinefili più esigenti. Un film dove le varie componenti si amalgamano secondo un equilibrio indiscutibile: c'è l'action, c'è l'adrenalina, c'è l'amore, c'è la malinconia. E' arrivato il momento di parlare del cast, e per me è come andare a nozze. Perchè qui abbiamo un parco attori spettacolare. Ed è curioso notare come forse l'unico anello debole di questa magnifica catena sia proprio Affleck, un pò limitato da un volto che non supera mai certi livelli di espressività, ma tuttavia credo che sia ingiusto criticare un artista così coraggioso e così ricco di talento nell'aver "assemblato" un film di questo livello. Che dire di Rebecca Hall? Che è bella come un angelo: occhi mobilissimi, lunghi capelli neri, una bocca grande che (scusate ma lo devo dire) viene voglia di baciarla con passione. Jon Hamm è un poliziotto inflessibile, ma la cui caparbietà sconfina nel ridicolo. Chris Cooper lo adoro, è un mostro, e qui appare in un cameo di appena 5 minuti che ti inchiodano alla poltrona. Pete Postlethwaite possiede una delle facce più incredibili del cinema di ogni epoca: indefinibile il suo viso, come pure quei suoi occhi di brace. Qui impersona il fioraio che coordina traffici malavitosi: vi prego di osservare l'espressione del suo volto nel momento in cui viene freddato, non è possibile raccontarla, bisogna vederla. Ma la vera sorpresa per quanto mi riguarda è stata Blake Lively, che per me era una perfetta sconosciuta e che ho poi appurato provenire da filmetti per teen agers. Questa signorina (peraltro una bionda favolosa) interpreta qui una tossica disperata, e lo fa con una adesione viscerale impressionante. Straordinaria, sia mentre la vediamo strepitare sia mentre sta al banco di un bar pronta ad adescare potenziali clienti. E per ultimo ho lasciato colui che vale da solo il prezzo del biglietto. Un monumentale Jeremy Renner, già eccellente protagonista di "Hurt Locker". Renner qui offre una performance che dovrebbe diventare materia di studio per ogni giovane attore americano (e non solo). Quest'ometto apparentemente piuttosto bassino, ha un viso che è una indefinibile maschera d'attore, tale che vederlo recitare è autentico piacere. Quella faccia che si impone in ogni fotogramma dove essa appare: mentre cazzeggia con gli amici o durante le fasi concitate delle rapine, ma soprattutto nel drammatico finale in cui viene inseguito a piedi e poi braccato. Ho pochi dubbi: Renner per questo ruolo ha diritto ad una nomination all'Oscar. Concludendo. Correte a vedere uno dei film più belli della stagione. Uno di quei film che durano due ore, ma vorresti che non finissero mai.
Voto: 10

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