Regia di Edgar G. Ulmer vedi scheda film
Nel New England di metà ’800 la figlia di un ubriacone persegue con caparbietà la sua ascesa sociale, servendosi con cinismo degli uomini che ha intorno ma mantenendo un’apparenza tanto irreprensibile da essere considerata una colonna della comunità: dopo essersi lasciata dietro tre cadaveri, però, viene anche per lei il momento della resa dei conti. Fiammeggiante interpretazione di Hedy Lamarr in un classico ruolo da dark lady senza tentennamenti: più che a una mascalzoncella quasi simpatica come Rossella O’Hara, si apparenta alla Gene Tierney di Femmina folle o alla Barbara Stanwyck di Lo strano amore di Marta Ivers per la loro sovrana indifferenza di fronte alla morte (prima delle loro vittime, ma poi anche la propria). Paragonati a lei gli uomini, anche un marcantonio come George Sanders (quasi irriconoscibile con i basettoni), non appaiono niente altro che patetici fantocci. Finale moralista e un po’ affrettato. Il (non a torto) melodrammatico titolo italiano si sovrappone a un più sobrio The strange woman.
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