Regia di Sydney Pollack vedi scheda film
Su certi siti anglofoni come Indiewire o Vulture o What Culture, da qualche tempo si trovano classifiche di tutti i film vincitori dell'Oscar come Miglior film in ordine di qualità (Best Picture winners ranked). "La mia Africa" di Pollack, vincitore nel 1986 di ben 7 statuette, rientra solitamente ai piani bassi di queste classifiche, sminuito dalla giovane critica come film accademico, prolisso, sentimentalistico, turistico e chi più ne ha più ne metta. Pur non volendolo certo elevare al rango di capolavoro, provo a restituire al film di Pollack almeno un po' di quel credito che sembrerebbe aver perduto: si tratta di un kolossal realizzato con larghi mezzi che guarda ad un pubblico mainstream ed ebbe un eccellente riscontro con il pubblico americano ed internazionale. La vita in Africa della scrittrice danese Karen Blixen, il fallimento del suo matrimonio con il barone Bror Blixen e la sua relazione con l'avventuriero Denys Finch-Hutton costituiscono la base della trama, per quanto senza dubbio gli eventi sono stati romanzati in buona parte: il film sembrerebbe giocare su un terreno epico-romantico che almeno in parte ricorda illustri antenati come "Via col vento", anche se con uno slancio epico molto più diluito e con una storia d'amore romantica che però in diversi momenti cede il posto ad un melodramma non troppo originale e un po' risaputo. Su queste basi Pollack non poteva fare i miracoli e non poteva realizzare un'opera di eccezionale valore artistico, ma la finezza della sua mano la si nota comunque in molti particolari, e direi soprattutto nella capacità di trasfigurare il contenuto di alcune scene e infondervi un tocco personale a livello figurativo che riscatta alcune incertezze della scrittura. Avvalendosi di una sontuosa colonna sonora di John Barry, assolutamente emozionante nel Main theme che commenta varie sequenze fra cui il volo in aereo sopra un lago pieno di fenicotteri rosa, Pollack non si limita a filmare un fotoromanzo come vorrebbe qualcuno, ma restituisce un senso e una precisa dignità all'operato di Karen Blixen, su una cornice storica volutamente non approfondita. Il personaggio che funziona meglio è proprio quello della protagonista grazie al sensibile contributo di una Streep perfezionista come sempre, fra l'altro anche adeguata fisicamente a Karen vista la non eccessiva avvenenza della Blixen nelle foto che sono disponibili, e comunque azzeccata su un registro più sobrio rispetto ad altri film che ne avevano segnato il successo; meno coinvolto appare Redford, che pur avendo la "chimica" giusta con la sua partner, nel complesso non riesce a trasmetterci appieno lo spirito libero ma nel fondo assai enigmatico di questo avventuriero esperto di safari ma che rifiuta di costruire una vera relazione affettiva con la Blixen. Buona la prestazione di Klaus Maria Brandauer nel ruolo del barone, mentre gli altri fanno tappezzeria e si ammira una fotografia che riesce a tratti a catturare il fascino del paesaggio e non solo a proporre cartoline turistiche. Insomma un film che si può guardare ancora con soddisfazione soprattutto per gli animi romantici, un'opera che non ambisce ad innovare il genere e guarda forse troppo al passato ma riesce comunque nel suo intento di appassionare una platea con scenari esotici e personaggi reali ma dotati di spessore romanzesco.
voto 7/10
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