Regia di Mark Romanek vedi scheda film
È un film che piano piano cresce e che alla fine richiede un giudizio positivo, anche se non entusiastico. È pervaso di atmosfere kafkiane ed orwelliane, respirate in un contesto, tipicamente britannico, che fa venire alla mente il vecchio Se... (1969) di Lindsay Anderson. Ma oramai non può che dominare la rassegnazione, mentre i vecchi film di questo genere si risolvevano generalmente in una ribellione o in una fuga (benché, talvolta, frustrate). Né la rivoluzione né l'amore possono più costituire una speranza di fuggire un mondo in cui le esistenze sono programmate per essere, fin dalla nascita, dei pezzi di ricambio.
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