Regia di Mark Romanek vedi scheda film
Storia di tre giovani cloni umani destinati alla donazione di organi, consapevoli del loro destino, scoprono l'universo dei sentimenti. Il regista, Romanek, passa dall'intrusione forzata di un singolo nella proprietà più privata che esista, la famiglia altrui, (il precedente One hour photo), alla concreta possibilità di creare donatori di organi già predisposti, ma che ipocritamente la presumibile società avanzata del film fornisce sotto forma di cloni anzichè di esseri umani prescelti, in genere soggetti deboli o economicamente svantaggiati ( il politicamente corretto al botteghino paga..). Il contenuto è senz'altro forte e rispettabile, mira a sollevare il coperchio sull'etica, sulla scienza, sul desiderio innato di progredire la specie. Peccato che al regista sfugga ben presto il filo del discorso, la sua rappresentazione è troppo bilanciata fra il messaggio buonista e tragico dei soggetti e il mondo circostante, che si muove fra richiami fantascientifici e ambientazioni vintage, tanto per stimolare un pò la fantasia. Ma di quale tipo di società sta parlando Romanek? Di quella che fa nascere artificialmente degli esseri viventi, che li fa crescere sani e intellettualmente edotti per poi smembrarli e dopo tre o quattro operazioni lasciarli crepare? O forse quella pseudo perbenista incarnata dalla direttrice del collegio in cui sono cresciuti, mostrata come un'inflessibile e spietata funzionaria dedita alla causa, che poi di fronte allo sgorgare dei sentimenti (peraltro già individuati e riconoscibili dall'analisi di segni che il potere fa sui cloni), si commuove balbettando dicendo con le lacrime agli occhi, che lei, poverina, non può proprio fare niente per evitare la fine a cui sono destinati? Meno male che almeno la C.Rampling, che impersona un'altra ferrea educatrice-funzionaria del collegio-scuola di vita alla Harry Potter, si dimostra coerentemente crudele ma non basta per salvare il film. I giovani sono protagonisti del classico triangolo, due ragazze che vogliono lo stesso ragazzo dall'aspetto curato e modaiolo alla Twilight. Non manifestano mai niente di fuori luogo (sono cloni), hanno una profondità di sentimenti fortissima (non sono più cloni), che gli mostra però solo quello che gli sta a un palmo dal naso (sono cloni) vivono emozioni intense e dolorose (non sono cloni) ma non pensano minimamemente a un tentativo di fuga, a un gesto di ribellione a qualcosa che dia un minimo spessore alla loro supposta interiorità (sono cloni). Così Romanek non prende posizione,non va a fondo di una questione così rilevante e attuale, ma sembra portare lo spettatore a una lettura che va nella direzione di un'inqualificabile accettazione della realtà costruita dagli altri a fin di bene. Finale spoiler: la giovane superstite del trio guarda lo svolazzo di un brandello di stoffa affievolirsi e agitarsi nel vento: non turbatevi, sono proprio cloni.
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