Regia di Mario Bonnard vedi scheda film
Non tutto fila liscio, ma siamo in presenza di quelle gradevoli commedie italiane anni '50, scritte a più mani da menti fantasione e osservatrici delle persone reali, e dirette spensieratamente ma abilmente. Felice miscela, ormai persa per sempre. Qui infatti ci si diverte in modo soddisfacente, soprattutto merito degli interpreti affiatati e in parte, e delle già citate penne alla sceneggiatura. Sordi è molto convincente in una parte non nuova per lui, portata sullo schermo nella prima parte della sua carriera: quella cioè del mantenuto, scansafatiche, furbastro, vanitoso, pigro, viziato ed egocentrico. Che brutte caratteristiche... già, ma siamo in una commedia spiritosa e quindi sono altrettanti motivi per farsi qualche risata. Fabrizi non fa una piega come suocero che deve subire cotal genero, e mantenere questo mangiapane a tradimento, per non dispiacere alla figlia e alla moglie. Le schermaglie Sordi/Fabrizi sono del resto il pilastro portante del film.
Una nota di merito va anche al vecchietto smilzo ma mangione, che sprizza simpatia, ma di cui non so il nome. Tuttavia sono tutti i personaggi ad essere indovinati, compresi il "maestro" e la moglie. Simpatica anche l'umile servetta di casa, innamorata infelicemente di un figlio che è il solito duro che la maltratta e la snobba.
La pellicola perde un po' di ritmo nell'ultima parte, quando Bonnard indugia un po' troppo sulla Traviata a teatro. Ma di nuovo, il film termina con una bella rista, e praticamente si riscatta. Alla sceneggiatura partecipa il giovane Ettore Scola, e il regista viene aiutato da tal Sergio Leone...
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