Regia di Goran Dukic vedi scheda film
I suicidi si ritrovano in un limbo ultraterreno che somiglia in tutto e per tutto alla Terra, solo meno rigogliosa e allegra: le città sono grigie e inospitali, non vi sono stelle, e nessuno sorride. Zia, un ragazzo senza arte né parte che si è tolto la vita perché abbandonato dalla fidanzata Desiree, ritrova una ragione per ricominciare a reagire quando scopre casualmente che anche la sua innamorata si è uccisa. Così parte alla sua ricerca, insieme ad Eugene, improbabile rocker fallito rimasto fulminato sul palco, e alla misteriosa e intrigante Mikal.
Storia d’amore e di rinascita, tratta da un racconto breve dell’israeliano Etgar Keret e realizzata dall’esordiente Goran Dukic con i modesti mezzi e le argute inventive tipiche del cinema indipendente, in cui si riflette con dissacrante ironia e un pizzico di poesia sul senso della vita e sui sentimenti. Il contesto on the road pur essendo stravisto funziona sempre, la trama in alcuni punti presenta dei passaggi un po’ macchinosi e grotteschi, ma tutto sommato l’atmosfera di straniamento in cui sono immersi i personaggi riesce a coinvolgere anche lo spettatore, così come quei piccoli momenti di felicità ritrovata nei posti inaspettati e nelle piccole cose a cui spesso non si da importanza.
Oltre alle convincenti interpretazioni dei giovani protagonisti che riescono a rendere con empatia la tristezza delle anime perse, c'è anche la comparsata del mitico Tom Waits.
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