Regia di Goran Dukic vedi scheda film
Un piccolo cult nascosto tra le pieghe dei palinsesti della pay tv.Ogni tanto capita.Un curioso e grottesco road movie ambientato in un sorta di altroquando virtuale,il limbo che riunisce tutti coloro che sono morti suicidi e li costringe a continuare ad "esistere" senza sorriso e senza felicità.I wristcutters del titolo sono letteralmente coloro che si sono tagliati i polsi ma in questo mondo sospeso annegato nel grigio e nel color sabbia delle strade che finiscono nel bel mezzo del nulla(con a lato macchine sepolte nel deserto o divani inghiottiti dalla polvere)c'è una gran varietà di modi usati per l'estremo passo dai vari abitanti.E'difficile parlare di suicidio in modo così anomalo,virando al grottesco ma conservando sempre una certa circospezione,quasi delicatezza.Il film,dretto da un regista croato ha un aspetto che più indipendente non si può:fotografia dai colori desaturati(per accenture il grigiore del limbo che è una sorta di variante oligocromatica del mondo full colour in cui viviamo),cast composito di astri sul punto di brillare e presenze sciamaniche(un Tom Waits che si presta volentieri),totale rifiuto delle logiche commerciali anche perchè si tratta un argomento che non è facilmente spendibile neanche per la promozione del film.E'insomma un piccolo caso cinematografico sin dalla sua difficile gestazione,uno strano ibrido tra estetica Sundance(ma senza i troppi ammiccamenti commerciali che caratterizzano troppi film che vengono da quel festival) e stravaganza slava con un coprotagonista che sembra uscito da un film di Kusturica.Se possibile da vedere in originale perchè il doppiaggio purtroppo non è all'altezza.Decisamente accattivante la colonna sonora(alcune canzoni dei Gogol Bordello) che si trasforma quasi in personaggio aggiunto in molti passaggi del film.Naturalmente il pubblico lo ha ignorato totalmente(meno di mezzo milione di dollari di incasso).
molto più elaborata di quello che sembra
non male
la vandala
esilarante
oggetto del desiderio
carismatico
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