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In the Market

Regia di Lorenzo Lombardi vedi scheda film

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La recensione su In the Market

di ROTOTOM
2 stelle

L’estetica della reclame dei mercatoni rionali dei mobili impiallacciati e delle testimonial ghermite alla routine domestica sbattute in video a mostrar coscioni contenuti in abitini in elastan, trucchi pesanti, accenti pesanti.
Lo schermo rimanda le scie di un digitale a bassissima qualità. Dialoghi bababì bababà. Un’ora nel nulla tra una semicurva e un benzinaio. Poi se ne van. Tre amici tirano a campare dimenando amenità nei quattro venti, di qui e di là. Moriranno e questo si sa. Moriremo e questo lo sappiamo anche noi ma solo dopo aver pagato il biglietto.  
Tra mastrolindi e nuveniepocket (sicura e vai) un macellaio pazzo segmenta ignare clienti e le rivende un tant’alchilo. Hahahah. (risata pazza). Trucchi di Stivaletti e anche questo si sa.
Ci capitano i tre porcellini che hanno visto tanti film di Tarantino e conoscono bene i classici dell’horrore visto che ci sono dentro all’horrore. BUUUUUU. Rapina, maschere di topolino e Bush , scilinguagnolo iperrealistico in un accento indigeno che non riesce a farsi pienamente comprendere. Null’altro pervenuto nell’ambito narrativo del primo tempo.
La sciamana di turno che fa le carte  e la LUNA NERA mostra un futuro di freddo e buio. Ma vè.
I tre amici, uno sciocco, una tettona e una bonazza finiscono In the market. Il macellaio li becca e li squarta. Ma solo dopo aver parlato per mezz’ora, gesticolato, ammiccato, e dai di tic e daje de tacco e daje de punta, quant’è bbona la sora assunta. Quanto manca alla fine del film? Un metro di budella. Vince il male. Finale a sorpresa. Sembra che si salvi la bonazza invece è un sogno. Hahahah (risata folle) Genio. Genio fuori di lampada questo qui che per chissà per quale motivo ha il suo film (?) degno del bronzo alla fiera del dilettante (oro a una televendita di dildi gonfiabili, herzoghiano a suo modo; argento al mobilificio Capparoni solo perché sponsor e la piena balena spiaggiata sul divano è l’amante del presidente di giuria) distribuito in un multisala. Equivoco senza scusanti, mentre i film di Nicolas Winding Refn non vengono neppure presi in considerazione, Lombardi regista (?) ottiene una distribuzione e ammaina definitivamente il vessillo dell’horror italico, orgoglio del tempo che fu, in un progetto completamente scevro da qualsiasi capacità di messa in scena. Con un briciolo di autocritica, una stilla di obiettività e tanta presunzione in meno si sarebbe risparmiato un disastro + otto euro.  Raramente si è visto il nulla filmato così male.  

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