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L'ultima risata

Regia di F.W. Murnau vedi scheda film

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La recensione su L'ultima risata

di Antisistema
10 stelle

Il fascino della divisa esercita ancora oggi una fortissima attrazione per chi la indossa, infatti tale indumento conferisce alla persona prestigio, eleganza, rigore e sopratutto autorità, a prescindere poi dalla sua effettiva condizione sociale, oppure dal suo carattere. Il nostro portiere di un prestigioso albergo (un pacioccoso Emil Jannings) della Berlino del 1924, il Grand Hotel Atlantic, indossa la divisa con orgoglio e fierezza; essa gli dà lustro ed onore, ne aumenta il prestigio e l'imponenza della sua già enorme stazza e l'uomo per questo motivo la esibisce con orgoglio in bella vista innanzi all'ingresso dell'albergo dove svolge le sue mansioni di accoglienza ai clienti e carico e scarico valigie; tutto quindi procede per il meglio e quando il nostro portiere rientra la sera a casa sua situata in un sobborgo proletario, è rispettato e riverito da tutta la gente dello stabile che lo ammira per il suo lavoro e sopratutto per la prestigiosa divisa verso la quale si sentono fortemente attratti poichè essa è fonte e simbolo di autorità; tale indumento quindi è capace di elevare nella considerazione del popolino un uomo che alla fine a livello sociale è come loro (vive anche lui in una casa uguale a quelle di tutti gli altri loro), eppure basta solo una stupida divisa per creare di fatto uno scarto incolmabile tra la gente dello stabile e questo uomo. Nulla però dura per sempre e l'età che avanza arriva per tutti; così qualche pausa di troppo durante il lavoro dato il forte logorio fisico di tale lavoro gli costerà da un giorno all'altro un'improvviso demansionamento; da portiere dell'albergo è confinato dal direttore alla sorveglianza dei gabinetti situati nel sottosuolo.

 

Emil Jannings

L'ultima risata (1924): Emil Jannings

 

L'uomo si sente crollare il mondo addosso, quella divisa che tanto gli dava fama e prestigio gli viene tolta e al suo posto gli viene data un anonimo camice bianco. Oltre che per le tematiche sul rapporto divisa-autorità ed il suo indubbio fascino, la pellicola si segnala anche sul fronte tecnico per le notevoli invenzioni registiche; attacchi sull'asse a ripetizione per sottolineare lo sbigottimento di questo povero uomo che si sente umiliato da un giorno all'altro, carrelli per conferire più dinamicità e istrionismo a certe sequenze, rudimentali soggettive combinate con una altrettanto rudimentale macchina a mano, come quando Emil Jannigs si ubriaca al matrimonio e sogna nuovamente di ritornare al suo posto di portiere forte e vigoroso come un tempo, sollevando valigie diventate improvvisamente leggere ed intrattenendo un pubblico applaudente con questo spettacolo circense di dimostrazione della propria forza fisica ritrovata; purtroppo il tutto è solo un sogno ed il risveglio sarà amaro perchè l'uomo si ritroverà sempre nella sua condizione. Per mantenere il proprio prestigio l'uomo arriverà a rubare la vecchia divisa e indossarla quando si presenta al sobborgo, tale farsa verrà presto scoperta e l'umiliazione e le risate di scherno saranno totali (anche qua Murnau gioca con le sovra-impressioni di montaggio con i visi accentuati nelle risate di presa in giro), anche la stessa sua famiglia lo scaccerà di casa costrigendo l'uomo a rifugiarsi nei bagni dell'albergo dove verrà trovato dal guardiano notturno che con un gesto di gentilezza gli metterà un cappotto sulle spalle. 

 

scena

L'ultima risata (1924): scena

 

E' un film stilisticamente innovativo, sicuramente meno estremo nei contrasti di luce ed ombra rispetto a Nosferatu (1922), ma più incisivo ancora sul piano tecnico-registico e sullo scavo psicologico del protagonsita, grazie ad un grandissimo Emil Jannigs autore di una prova recitativa che mescola istrionismo spinto ad una forte intensità espressiva atta a far emergere il suo dramma interiore di uomo devastato che ha creduto in un'idea di divisa che da un giorno all'altro viene meno, grazie alla profonda espressività dei suoi occhi affranti, uno sguardo di un uomo che ha perso la sua unica ragione di poter vivere.

Qualcuno a posteriori ci vede un'analisi sullo spirito autoritario dei tedeschi affascinati dalla divisa e dal nazismo che fece proprio della divisa un elemento indissolubilmente legato al regime, è una lettura che ci può stare d'altronde in quanti sono affascinati dai soldati in divisa e con la loro uniforme? In molti, eppure a parole condanniamo tutti la guerra, ma si sa... il fascino della divisa è seducente. Il punto debole per alcuni è il finale; ma come rivela l'utente Spopola (qua in allegato la sua recensione molto più incisiva ed esaustiva : //www.filmtv.it/film/42863/l-ultima-risata/recensioni/598946/#rfr:film-42863), c'è un lieto fine, ma esso è assolutamente fittizzio, una postilla posta in calce. Imposto dai produttori per rendere il film più commerciale (e forse per dare una speranza ad una Germania in fortissima crisi economica e uscita devastata dalla guerra), Murnau lo gira in modo così esagerato e baracco da rendere in modo evidente che è un qualcosa di aggiunto, ma il grande regista non si ferma qui, oltre a sperimentare sempre con le possibilità della macchina da presa (carrellate e soggettiva di Jannigs che osserva l'etichetta di una bottiglia di vetro), Murnau prende in giro la divisa "suprema"; il denaro, e già... il denaro come sapete è "l'indumento" più prestigioso di tutti, capace di dare autorità e far ottenere rispetto da tutti, anche se fino al giorno prima eri nessuno grazie ai soldi sei servito e riverito da tutti, potendoti permettere di ritornare nello stesso albergo da gran signore e dettare regole a tutti; addirittura puoi far salire un mendicante sulla macchina in barba ogni regola sociale e convenzione risaputa, poichè come ben si sa... il denaro compra tutto. L'Ultima Risata è un capolavoro assoluto della storia del cinema fortunatamente ritornato disponibile in edizione dvd anche qui in Italia; ma in realtà è possibile comprarlo in qualunque edizione, a prescindere dalla consocenza di lingue straniere, dato che Murnau sconfigge la parola seppellendola con un fiume di immagini ed infatti tranne nella didascalia che ci introduce a quel finale imposto dalla produzione, non ci sono scritte, quindi questo rende il film per tutti e di tutti, in una parola; universale.

 

Emil Jannings

L'ultima risata (1924): Emil Jannings

 

Film aggiunto alla playlist dei capolavori : //www.filmtv.it/playlist/703149/capolavori-di-una-vita-al-cinema-tracce-per-una-cineteca-for/#rfr:user-96297

 

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