Regia di Davis Guggenheim vedi scheda film
A due anni dal premio Oscar vinto con il riuscito Una scomoda verità, Davis Guggenheim torna a scandagliare le falle del sistema statunitense con un altro documentario che punta stavolta i riflettori sul sistema scolastico. Dagli anni ’70 gli Stati Uniti hanno infatti conosciuto una progressiva crisi del sistema educativo che li ha fatti slittare di moltissime posizioni nelle prestazioni dei suoi studenti a livello mondiale, costruendo una vera e propria macchina dell’abbandono e accrescendo progressivamente il divario tra le scuole di buona caratura e quelle dove non si impara nulla. Il quadro che ne esce è disarmante e i governi di diverso colore politico, a dispetto delle tante promesse fatte, non sono finora stati in grado di raddrizzare la situazione. Si va dai professori che leggono il giornale in classe mentre gli studenti giocano a dadi al “valzer dei limoni”, lo scambio che gli istituti pubblici più scadenti fanno al termine di ogni anno scolastico scambiandosi i docenti più scarsi, nella speranza di ottenerne di leggermente migliori e altre amenità del genere che la dicono lunga sul degrato americano, nonostante loro non abbiano la Gelmini. Dal ritratto di Guggenheim, che ha scelto un percorso narrativo che passa (con qualche indugio di troppo) attraverso le vicende di cinque studenti disagiati, emergono pesanti responsabilità organizzative e amministrative, profondissime divisioni di classe (le scuole più scadenti e che registrano il più alto tasso di abbandoni sono quelle frequentate dai neri), l’ingerenza profonda e in alcuni casi devastante del sindacato dei docenti. Ma il momento più toccante arriva alla fine, con la roulette per accedere alle cosiddette “charter schools”, una lotteria durante la quale si assiste all’estrazione dei bussolotti in attesa di sapere a quale destino si andrà incontro e se si avrà una minima chance di riscatto sociale.
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