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Four Play

Regia di Mike Binder vedi scheda film

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La recensione su Four Play

di degoffro
2 stelle

“Questa è la storia di alcuni comportamenti insensati!” La frase con cui si apre il film è già abbastanza esplicita, ma non tale da far capire fino in fondo quello che poi ti aspetta. Deplorevole e fallimentare tentativo di riesumare la commedia sofisticata americana degli anni trenta e quaranta. C’è da mettersi le mani nei capelli a leggere quello che sul film c’è scritto sul sito wikipedia: “Four Play è un affresco dinamico, dai dialoghi serrati, pungenti e mai banali, intrisi del tipico humor inglese. Il regista Mike Binder restituisce allo spettatore una Londra seducente e complicata, lavorando con la stessa minuzia che Woody Allen usa in New York.” D’accordo che è sempre una questione di gusti, ma paragonare Binder a Woody Allen mi sembra un’eresia. Il vero problema di Mike Binder, ancora una volta nella triplice veste di attore, regista e sceneggiatore, è che scrive i suoi copioni davvero male. Questa girandola di amori, tradimenti, battibecchi, gelosie, invidie, equivoci con al centro due coppie di amici e un doppio scambio di partner ha il fiato cortissimo, battute risibili, tematiche ammuffite (“Se tuo marito andasse a letto con mia moglie, tu lo faresti con me”? a questo in buona sostanza si riduce il film, perché, sempre come dice uno dei protagonisti “Non dobbiamo fare sesso con una sola persona!”), gag ora obsolete (quella del continuo cambio di stanza al bed & breakfast, il week end dell’amico Glen con la coppia di obesi che amoreggiano furiosamente nella stanza accanto, il cuscino messo in faccia alla moglie per non sentirla russare) ora riciclate (le sedute dall’impacciato terapista del lavoro, interpretato da uno sprecato Stephen Fry, uno dei protagonisti che si addormenta a teatro durante la rappresentazione). I quattro caratteri principali sono antipatici, vuoti, stereotipati e distanti, affidati ad attori o fuori parte ed annoiati (irriconoscibile Colin Firth nei panni di un uomo che vive ogni anno il giorno dell’anniversario della morte della regina come il più brutto della sua vita e vittima di raptus d’ira incontrollabili per cui prende a botte i colleghi ed amici fuori dal bar e la kieslowskiana Irene Jacob, davvero svogliata) o sopra le righe ed insopportabili (Binder e la Hemingway, già peraltro insieme nel precedente, esecrabile, film del regista “Una moglie ideale”, a sua volta incentrato su patetici giochi di coppia per ravvivare la routine sentimentale, il sesso, evidentemente, deve essere un chiodo fisso di Binder). La non troppo velata critica alla gente di spettacolo di Los Angeles definita “senz’anima” ed il cui principale rappresentante è l’atroce, sgradevole e vanesio agente del protagonista, uno che al telefono parla solo con Johnny Depp, De Niro e Drew Barrymoore, è innocua, approssimativa e pretestuosa (come peraltro capiterà anche nel successivo, pessimo, “Il diario di Jack”), l’insistito ricorrere a risvolti sessuali più o meno espliciti è esasperante, infantile e ben poco divertente a partire dalla teoria degli 8 mesi e 8 stanze circa una relazione di coppia (secondo il protagonista nei primi 8 mesi fai l’amore in ogni stanza della casa, dall’ottavo mese in poi lasci una camera al mese finché, in pratica, lo fai in una sola stanza una volta al mese, se sei fortunato). Non c’è empatia con i personaggi, la visione della vita matrimoniale o sentimentale in genere è piuttosto sconfortante e depressiva, tutto scorre monotono e fiacco, senza sorprese o sussulti, fino a un happy end telefonato, stucchevole e falso come l’intero film del resto, insensato appunto, per tornare a quello che si diceva all’inizio. “Le storie di passioni ed emozioni sono intessute come una stoffa perfetta” si sente dire nel finale: bene, il film di Binder è tutto fuorché una stoffa perfetta. Ad aggravare poi la sensazione di disagio ed imbarazzo, la consueta moralina della favola spiattellata palesemente a conclusione del loffio racconto per cui, come dice la voce fuori campo di una delle due protagoniste, “Nessuno deve essere giudicato troppo severamente!”. Che Binder abbia messo le mani avanti ben consapevole del livello infimo del suo film?

Voto: 3

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