Regia di Pupi Avati vedi scheda film
Buon film, ma molto doloroso.
Pupi Avati si cimenta, stavolta, con l'angustioso, ma attualissimo tema della malattia dell'Alzheimer.Grazie anche ad un ottimo cast, riesce a costruire una storia verosimile, ben interpretata, interessante e al contempo angosciante.Cronista sportivo di successo, comincia a dare segni di stranezza,mentre intervista un allenatore durante la "domenica sportiva" resta spiazzato perchè dimentica le domande che lui stesso aveva posto, poi a mano a mano in un'escalation drammatica, comincia a esternare tutti i segni della malattia,incapacità a scrivere gli articoli, vuoti di memoria, momenti di irascibilità incontrollabile,problemi di convivenza con la moglie.Il registro narrativo che utilizza il regista è suggestivo,con tratto struggente e poetico, ma poco scientifico.La malattia, nella realtà vera e propria atrofia cerebrale, degenera al punto tale da ridurre le proprie vittime a dei veri e propri vegetali, incapaci di parlare, di mangiare e di compiere i gesti più elementari,Avati sorvola su questi aspetti,concentrandosi più sui problemi relazionali.Bentivoglio, istrione protagonista, alla fine della storia, va in cerca del cane che aveva da ragazzo, epilogo poco credibile,ma tutto sommato pietoso, perchè ci risparmia, la visione di tutta la gamma di sofferenze inaudite, che colpiscono i malati di questa terribile malattia e quelle dei loro congiunti, che vedono ridursi a larve umane senza più identità, i loro cari.
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