Regia di Giulio Manfredonia vedi scheda film
Lo spicchio di Calabria, sfregiato dall'abusivismo edilizio, disegnato dal regista è uno specchio che restituisce l'immagine dell'Italia degli ultimi decenni. I tratti grotteschi con le quali è rappresentato non sono che amplificazioni della realtà. Figura predominante è Cetto, un latitante che, rientrato presso il paese, vede i suoi loschi interessi minacciati e pertanto decide di entrare in politica per difenderli. In una quasi assoluta assenza di legge e nell'accondiscendenza dei suoi concittadini, non ha remore nel procacciare voti con scambi di favori, promesse irrealizzabili, discorsi in grado di convincere la "pancia" degli elettori, minacce, brogli, nascondendosi - grazie all'aiuto di un "consulente" - dietro una traballante immagine di padre e marito esemplare. Il personaggio di Cetto risulta antipatico, eppure come possiamo non apprezzare la sua limpida ipocrisia, l'evidente falsità delle sue affermazioni, il suo essere apertamente subdolo, in confronto all'atteggiamento dei tanti politici che, susseguitisi nelle vicende d'Italia, hanno saputo irretire il popolo per poi approfittare della propria posizione per curare interessi personali, di casta o di lobby ? Un film a tratti divertente (per i toni, che rimangono comunque da commedia), a tratti fastidioso. Aspettiamo per l'intera proiezione il momento della punizione del tracotante candidato sindaco, che però non arriva mai. Come accade, troppo spesso, nella realtà.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta