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Qualunquemente

Regia di Giulio Manfredonia vedi scheda film

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La recensione su Qualunquemente

di FilmTv Rivista
6 stelle

Dopo quattro anni di latitanza, Cetto La Qualunque torna al paesello, in Calabria, e decide di contendere al grigio progressista De Santis il municipio della località balneare. Senza esclusione di colpi. Dopo Checco, Cetto. Le analogie tra Che bella giornata e Qualunquemente non sono poche, anche se diversa è la militanza dei due mattatori. Zalone è tutto sommato un “Candide” reso gretto dall’ignoranza e dal miscuglio tra arcaico (il “meridionalismo”) e contemporaneità televisiva. Checché se ne dica, non c’è nulla di politicamente scorretto in lui. Anzi. Cetto è invece il ritratto deformato di una precisa tipologia politica, o antropologica, totalmente soverchiata dalla realtà. Lo ha capito anche Antonio Albanese: di fronte a governanti che trasformano le proprie residenze private nella villa di Salò o le 120 giornate di Sodoma, persino La Qualunque pare un moderato. Resta la maschera grottesca e a tratti efficace protagonista di qualche gag riuscita (le reazioni a catena alla richiesta di fatturazione del carabiniere, l’esilarante scena davanti al carcere, con il figlio...). L’abitudine televisiva al personaggio, però, sulla distanza ne disinnesca la vis comica. Si cerca a tutti i costi il tormentone («chiù pilu pe tutti!») e qualche volta si rimarcano le battute (quella della fogna che scarica in mare, ad esempio) come si fa con i finali delle barzellette scarse, sperando che facciano finalmente ridere. Nella loro analoga irresolutezza però, Che bella giornata e Qualunquemente rilanciano il comico puro, con un parterre di caratteristi di antica e ottima scuola (insieme ad Albanese, che è bravissimo, Luigi Maria Burruano, Sergio Rubini in un ruolo insolito, Lorenza Indovina e un sacco di facce perfette; ma pensiamo anche ai Papaleo, Marescotti e Solenghi che affiancano Checco...). Anonime le regie, ma i membri del “Brizz Pack”, quel combo di cineasti che Fausto Brizzi in una illuminante intervista a “L’Espresso” reputa affini, tra i quali appunto Gennaro Nunziante e Giulio Manfredonia, questa cosa la teorizzano. Contenti loro.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 4 del 2011

Autore: Mauro Gervasini

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