Regia di Giulio Manfredonia vedi scheda film
La mia opinione su "Qualunquemente" non fa altro che riepilogare concetti e commenti già espressi altrove. Antonio Albanese mi piace, mi è sempre piaciuto e, nonostante diversi passi falsi, continuerà a piacermi. Come comico ma anche come attore cinematografico (meglio drammatico). A pensarci bene, a garbarmi meno è proprio quando tenta di combinare le due cose all'interno di un film. Ecco perché il suo film su Cetto La Qualunque non mi ha entusiasmato. Sostengo senza alcuno scrupolo il fatto che il politicante calabro del "chiù pilu pi tutti" faccia schiantare dal ridere ma pur sempre preso a piccole dosi. Costruire un intero lungometraggio sullo storpiamento verbale/dialettale e sulle battute a doppio senso del proprio mattatore è un azzardo ed il lavoro di Giulio Manfredonia, qui, non aiuta a contenerne i danni lasciando troppa libertà ad una verve essenzialmente composta da una serie di slogan che alla lunga finiscono con l'annoiare. Sì, il ritratto di politica italiana che ne viene fuori è più calzante di tanti altri lavori girati con maggiore serietà ma il concetto di battuta a tutti i costi è portato talmente all'esasperazione da inficiare il potenziale ironico dell'intero progetto. Duole constatarlo perché con una mano più ferma in regia ed un po' meno di paraculaggini varie, "Qualunquemente" sarebbe potuto essere un buon prodotto d'intrattenimento pensante. Memorabili, ad ogni modo, i costumi e discrete le caratterizzazioni di contorno di Salvatore Cantalupo, Antonio Gerardi, Lorenza Indovina e soprattutto Sergio Rubini, lui sì, è uno che su grande schermo ha saputo ritagliarsi gli spazi giusti senza snaturarsi sia come autore che come interprete. Albanese l'aspettiamo alla prossima, magari senza Manfredonia.
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