Regia di Giulio Manfredonia vedi scheda film
Quando la realtà supera la fantasia c'è ben poco da ridere. Arriva fuori tempo massimo di oltre cinquant'anni questa fiacchissima commedia scritta e voluta da Antonio Albanese, che ha portato sul grande schermo Cetto La Qualunque, uno dei suoi personaggi televisivi di successo, affidandosi alla regia di Giulio Manfredonia. Con Qualunquemente il regista romano ha certamente rafforzato il proprio conto in banca indebolendo al tempo stesso il suo curriculum dopo le ottime prove di Se fossi in te e Si può fare. Bruciato dal nascere persino da film dei primi anni '60 come Gli onorevoli, con Totò diretto da Sergio Corbucci, Qualunquemente rispolvera la ridda di luoghi comuni, tutti fondatissimi, sui politicanti arraffoni e senza scrupoli, per raccontare l'irresistibile ascesa in un paese della Calabria di Cetto e del suo partito du pilu, che dell'illegalità, dell'abusivismo, del clientelismo e del familismo fa la sua bandiera in campagna elettorale. Non una sola battuta che strappi la risata, non una scena che non sappia di una scialba scimmiottatura di quanto i nostri politici vanno facendo nel Belpaese. Uno va al cinema per ridere ma non gli resta che piangere: tanto per le condizioni in cui versa la politica italiana, quanto per il livello del nostro cinema che sfonda al botteghino e per l'insulsaggine della satira politica. Meno mane che Sabina Guzzanti esiste…
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta