Regia di Giulio Manfredonia vedi scheda film
Ma come si fa a vedere un film italiano del 2010 e anche solo pensare lontanamente di non volersi immischiare con le tristi sorti del (nostro) Paese? Se è vero che ogni opera artistica è figlia del contesto spaziotemporale in cui viene partorita, certo questo Qualunquemente è un lavoro di straordinaria sincerità, che ammette laconicamente - con lo strumento più diretto che ci sia, quello della parodia comica - quanto sia tragica la vita in Italia in questi anni. Percui si allontani pure l'ipotesi di andare al cinema a vedere questo film 'solo per farsi due risate': se Qualunquemente non vi (non diciamo insegna, ma quantomeno) ricorda niente, siete belli e che spacciati. Siete già potenziali elettori berlusconiani. La satira fondamentalmente neppure c'è, tanto è palese la rappresentazione del Cavaliere: si parla di un delinquente risaputo che odia e rifugge la legge, malato di sesso, con due famiglie a carico e nessuna vergogna a mostrarle - pure contemporaneamente, un 'capobanda' che si circonda di sgherri pronti a difenderlo con ogni mezzo, un imprenditore del malaffare che si butta in politica quando sovvertire l'ordine dello Stato rimane l'ultima soluzione possibile per evitare la giusta galera. Questo è Silvio Berlusconi, ma qualcuno può anche rileggere queste ultime righe come un riassunto della storia di Qualunquemente. Albanese è bravissimo, anche e soprattutto nel non ripetersi e quindi nell'evitare l'effetto stanchezza per il pubblico che già lo conosce bene; la storia è buffa, vive di gag incollate con una discreta continuità logica (sceneggiatura del protagonista e di Piero Guerrera, già autore di testi per Albanese), ma in sostanza non può certo definirsi un capolavoro: i confini del genere parodistico sono stretti e, per quanto questo film sia ben realizzato e possa pure vantare una curiosa partecipazione comica di Sergio Rubini, oltre alle pretese di partenza non si può andare: risate amare sull'Italia del 2010, una nazione allo sfascio, sempre più aderente nei fatti a quella che Berlusconi 'aveva in mente' già dal '94. 5,5/10.
Il piccolo boss Cetto La Qualunque torna al suo paese, nel sud Italia, dopo anni di latitanza. Accolto con calore da famiglia, amici e 'colleghi', scopre però che la legalità sta tornando di moda: l'unica maniera per sfuggire alle manette, questa volta, sarà quella di candidarsi a sindaco. E vincere, ad ogni costo.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta