Regia di Giulio Manfredonia vedi scheda film
La notizia, per me, è che qualcuno, in sala, ride. Trovo conferma di questa notizia anche nelle opinioni di chi ha commentato il film prima di me. Mi sembra davvero una notizia, perché il dubbio che mi si era insisnuato vedendo Qualunquemente era che Albanese non volesse per niente far ridere. Troppa è la somiglianza con personaggi reali, che ormai non si vergognano neppure più di proporre le peggiori nefandezze nei propri programmi elettorali. Basta vedere la scena del dibattito televisivo tra Cetto e De Santis, con un moderatore talmente fazioso da sembrare vero: sembra l'esilarante premonizione che cinque anni fa Michele Serra scrisse sull'Espresso sul futuro confronto Tv tra Berlusconi e Prodi. In fondo, che ha fatto di male il povero Cetto? Manda in galera il figlio al posto suo (per una misera pizzeria abusiva), fa espellere la propria amante extracomunitaria con relativa figlioletta, trucca le schede elettorali durante lo spoglio. Niente che non si sia già letto nelle cronache di politica nazionale. Anzi, per dirla tutta, Albanese, tramite il suo personaggio più incisivo, ha perfino dato una versione edulcorata della realtà. E comunque ritengo che la dimensione giusta, per Cetto Laqualunque, sia quella del comizio televisivo, dove promette e minaccia qualsiasi cosa ad un pubblico passivo ed invisibile, dove non si vedono né la moglie né De Santis e dove ci si può immaginare i disastri della figlia, nominata primario di un ospedale, anche senza laurea (tanto ci ha le mani d'oro!).
Già visto come sarto di Gomorra, è più che adeguato alla parte dell'odiato De Santis.
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