Regia di Giulio Manfredonia vedi scheda film
Premessamente che ero uno di quelli che aspettava impazientemente il film.
Uno che agli schetch di Cetto da Zelig, da Fazio o da qualsiasi altra parte si sbellica a più non posso; ecco, precisatamente tutto questo annuncio che il film mi ha strappato si e no un qualunquemente sorriso.
Ma non perché come ribadito da saggi recensori, il film è tragico ed al massimo fa pensare al tristo momento che attraversa il paese. Nulla di tutto questo. Cetto è l’iperbole della nostra realtà politica e lo sapevamo anche, e soprattuttamente, dagli sketch televisivi.
Il film non fa ridere perché Cetto sbraca sui tempi cinematografici.
Si cinepanettona suo malgrado e brucia tutte le sue doti, anzi, no, le centellina, le decelera, le smorza, le ristagna fino a diluirsi del tutto.
Che fuori dal cinema poi, imperversi la farsa è un altro discorso, al cinema, con un certo cinema, vogliamo rilassarci e sghignazzare alla grande.
Perché con Zalone, che pure affonda la lama in parecchi luoghi comuni nazionali (disoccupazione, militari, terrorismo), ci siamo riusciti e qui no?
Se c’hai un brodo di pollo spettacolare con dieci tortelloni emiliani da infarto, ti puoi fare una mangiata da dio.
Se lo allunghi con l’acqua per farci mangiare altre venti persone diventa una ciofeca insignificantemente, magari ti capiterà pure qualche brandellino di ex raviolo smolecolato, ma del sapore originale, della freschezza, dell’intensità, più nessuna traccia .
Questo ha fatto Albanese col Cettofilm.
Antonio, torna da Fazio e facci un comizietto da cinque minuti che mi ammazzo dalle risate. Indubbiamente
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